domenica 30 settembre 2007

ISTANBUL BOUND di Carlo Bordoni vince il Premio Letterario Anguillara Sabazia 2007 per la narrativa

Con il romanzo Istanbul Bound (Edizioni Tabula Fati) Carlo Bordoni si è aggiudicato la VI edizione del Premio Letterario Anguillara Sabazia 2007 per la narrativa, ex equo con Mario A. Toscano (Ostmark 1916, Jaca Book, Milano 2007). La proclamazione dei vincitori è avvenuta sabato 29 settembre presso il Museo dell'Aeronatica Militare di Vigna di Valle, sul lago di Bracciano, alla presenza di un folto pubblico.

Questa la motivazione del premio:
L'ampiezza del respiro narrativo governa una prosa piena, profonda ed inarrestabile. E' un romanzo dentro gli scenari dell'avventura di mare, elemento fluido, mutevole segreto che unisce i loro destini, protagonista una vecchia nave da carico a vapore e il suo comandante, pronti ad affrontare l'epico viaggio nella continua ricerca di un'isola del Mediterraneo: la Ferdinandea. Terra da amare nella fascinazione dell'illusione che appare dal nulla e nel nulla poi di nuovo scompare. L'isola intima, struggente, evoca sogni sospesi, passioni; luogo magico, incantato, l'io della rinascita interiore.

venerdì 21 settembre 2007

Carlo Bordoni finalista al Premio Anguillara Sabazia


Carlo Bordoni è fra i tre finalisti per la narrativa del Premio Anguillara Sabazia 2007 con il romanzo Istanbul Bound (Tabula fati, Chieti, 2007), insieme a Stefania Craxi e Mario Aldo Toscano.
La proclamazione del vincitore avverrà sabato 29 settembre ad Anguillara-Bracciano (Roma). Il romanzo di Carlo Bordoni narra la fantastica vicenda di un adolescente imbarcato su una nave da carico che fa la spola tra Marina di Carrara e Istanbul nel 1939.


Carlo Bordoni
ISTANBUL BOUND
Tabula Fati, Chieti 2007
[ISBN-88-7475-116-8] - Pag. 192 - € 10,00

lunedì 30 luglio 2007

RECENSIONE su "Mangialibri"

Prima metà degli anni ’70. Un giovane medico romano abbandona la capitale per ritirarsi nella piccolissima Ginostra, un borgo di poco più di trenta abitanti ai piedi del vulcano Stromboli. Alle sue spalle una storia d’amore non del tutto finita con la giovane Sophie, un’aspirante giornalista televisiva di origini parigine. Immerso nei profumi e nei colori di un paesaggio incantevole, il protagonista troverà una nuova vita fatta di avventure amorose e di compagnie davvero singolari. In mezzo al lento fluire del tempo sull’isola e impegnato come unico medico a disposizione degli abitanti del luogo, il suo attaccamento a Sophie sembrerà quasi diventare un dolce ricordo, ma un’eruzione vulcanica cambierà le cose, permettendo al protagonista di rincontrare la sua amata in una circostanza del tutto particolare…Una sorta di autobiografia quella di Ugo Amati, medico psichiatra vissuto realmente nell’isola di Stromboli a cavallo degli anni ’70. E se il paesaggio di oggi forse non è proprio lo stesso di quello di trent’anni fa, la dolci descrizioni e i ritratti degli abitanti del luogo forniti dall’autore hanno lo stesso sapore che si può provare oggi esplorando le pendici di quel vulcano. Un romanzo che è più che altro il ritratto di un luogo, con la trama che è solo un pretesto (e infatti è a tratti un po’ sconnessa), un’interiezione tra descrizioni fascinose che sembrano presentare un mondo ai confini della realtà, capace di trasportare l’animo delle persone in una dimensione differente diversa, e non per forza migliore. Pare chiaro il parallelismo (evocato anche dalla copertina) con un’altra traversata verso un luogo buio e tenebroso, dove chi v’entra ‘lascia ogni speranza’. Ma se la traversata della nave Eolo del libro non è proprio quella della scialuppa di Caronte e se la scrittura di Amati non è quella di Dante, è pur vero che la capacità dell’autore di immortalare un luogo a lui rimasto nel cuore non è da disprezzare. E dietro al suo voler quasi morire in un posto lontano da tutti, ecco apparire il ritorno ad una realtà romana completamente differente. Con un nuovo appiglio ad una vita che (forse) vale la pena di vivere.

http://mangialibri.com/?q=node/1203


domenica 1 luglio 2007

RECENSIONE su Mediterraneo for Peace

L’isola come luogo in cui trovare le risposte ai propri bisogni. Chi sbarca porta con sé il proprio corredo di emozioni e aspettative: l’isola incantata e senza tempo darà ciò che ognuno vuole. Ginostra, Stromboli, ma anche Filicudi, Alicudi, una delle mille isole della Dalmazia o dei tanti mari del pianeta: luoghi reali e simbolici del viaggio universale della riflessione umana, esplorati, non necessariamente, attraverso il dolore di una condizione penalizzante. Bellissimi, per esempio, sono i versi di Nello Rosselli scolpiti su una epigrafe di un muro di Ustica, dove era stato confinato nel 1927 e dove aveva avuto l’occasione di conoscere le meraviglie del posto, apprezzate in solitudine.Il protagonista del romanzo di Ugo Amati sembra scappare da una storia chiusa ormai in una sequenza comunicativa che va avanti all’insegna della ricerca di supremazia nella relazione: l’isola sembra essere la risposta al bisogno di chiarezza. E, infatti, Sophie andrà via, consapevole che la mossa vincente di lui è stata proprio la scelta di stabilirsi a Ginostra. L’isola darà risposta ad altri bisogni. Tre donne attraversano la sua esistenza nell’isola incantata, venticinque residenti allora, ventisette attualmente. Sophie, forse la più determinata, Eleonora, dalla personalità evanescente e dai contorni sfumati, Lucrezia, un sogno durato una sera e a lungo vagheggiato. Matrioske per lui, l’uomo che le ama, consapevole del bisogno che trova risposta nel corpo femminile. Come è diversa la scrittura di uomini e donne sull’amore... più ancorata ad un bisogno maschile immediato da cogliere e da descrivere, molto più legata all’introspezione per le donne. Ciò che succederà in seguito sull’isola porterà il protagonista a staccarsi emotivamente da quel posto, rompendo i fili dell’attaccamento a persone e cose: evento incomprensibile per chi rimane ma, forse, risposta necessaria al bisogno di cambiamento. Perché, ciò che stanca, a volte, nel viaggio dell’esistenza non è il luogo dove si vive, ma il ruolo che gli altri ci danno e che spesso ci toglie il respiro.

http://forummediterraneoforpeace.it.forumfree.net/?t=18186051

venerdì 18 maggio 2007

Presentazione: ISTANBUL BOUND (Firenze, 22 maggio, ore 18,00)

Melbookstore
Firenze - via de' Cerretani
Martedì 22 maggio, ore 18.00
Presentazione del romanzo di Carlo Bordoni
ISTANBUL BOUND
Edizioni Tabula fati

Saranno presenti Graziano Braschi, Giuseppe Panella e Gianfilippo Pizzo

mercoledì 16 maggio 2007

Il giudizio di Diego Zandel

La follia del capitano Achab in Moby Dick, di Lord Jim, e che dal capitano Beltramino, in Istanbul Bound, si trasmetterà nel giovane protagonista del romanzo che forse, forse, ha trovato l’isola che non c’è, e che esiste solo perché il mito l’ha consegnata, se non alla storia, alla letteratura. La «Antonio Serra», proprio per questo, non arriverà mai a Istanbul, troppo reale, laggiù in fondo «e te ne accorgi dal traffico di navi che s’intensifica... è allora che cominci a sentire l’odore di Istanbul, a intuire i suoi minareti all’orizzonte. Ma si tratta solo di miraggi». Mica è vera come Ferdinandea, l’isola che non c’è, dove alla fine l’equipaggio della «Antonio Serra» sbarca. Come deve esserci sbarcato mio nonno, e deve essersi trovato bene, se non è più ritornato.
(Diego Zandel)

martedì 15 maggio 2007

Il giudizio di Gian Filippo Pizzo

Scritto in prima persona, con uno stile molto intimista, attento ai particolari, il libro ci mostra la maturazione del protagonista, le sensazioni di un’epoca, il fascino dell’avventura (più sognata che reale, almeno nella prima parte), una serie di personaggi che sembrano importati dal “Pequod” di Melville ma allo stesso tempo sfoggiano caratteristiche del tutto nostrane. Realistico, ma dello stesso realismo di cui sono fatti i sogni ad occhi aperti, anche a prescindere dal finale decisamente fantastico e sorprendente, che inserisce nella vicenda una famosa “isola che non c’è”, l’isola Ferdinandea ben nota a tutti i frequentatori di viaggi per mare.
(Gian Filippo Pizzo)

lunedì 14 maggio 2007

Il giudizio di Bruno Pampaloni

Altri elementi letterari lasciano immaginare quanto il libro debba al capolavoro di Herman Melville. Come la balena bianca incarna il senso dell’esistenza di Achab, così la “caccia” alla misteriosa Ferdinandea è la ragione di vita di Beltramino, comandante di uno scalcagnato equipaggio composto di soli sei marinai... La mancanza di contatto con la terra ferma evoca le atmosfere sulfuree de “La nube purpurea” di Shiel e il drammatico destino che attende il protagonista richiama quello di Gordon Pym, libro citato da Bordoni. Istanbul è il vero spettro di tutto il racconto: lo è del protagonista e lo è della nave destinata ad una fine tremenda prima di arrivare alla meravigliosa porta d’oriente.
(Bruno Pampaloni)

domenica 13 maggio 2007

Il giudizio di Giuseppe Panella

Quando ci si fa scrivere – è il caso del secondo romanzo di Carlo Bordoni – la presentazione di un proprio romanzo nientepopodimenoché da Teodor Józef Korzeniowski (che è assai meglio noto come Joseph Conrad. ma tant’è…) vuol dire che si ha qualcosa di grosso da nascondere. O meglio – si può dire che in un tale romanzo l’evidenza dei fatti da nascondere è talmente tale che l’unico modo sicuro per farlo è rivelarli, renderli manifesti, palesi, dichiarati, di fronte agli occhi. Korzeniowski si lamenta di essere costretto ad un compito che non gli è congeniale, epperò alla fine confessa che il romanzo (almeno in parte) gli è piaciuto anche se poi obietta che : “Però, diciamo la verità, i miei romanzi di mare e di costa erano tutt’altra cosa” (p. 8).
(Giuseppe Panella)

venerdì 20 aprile 2007

FATALE APPUNTAMENTO A PARIGI: Recensione di Renzo Montagnoli

Il 25 luglio 2000 è stata apparentemente una data qualsiasi. Provate a chiedervi dove eravate e cosa avete fatto quel giorno e con ogni probabilità non ve ne ricordereste se non per il fatto che è accaduto qualche cosa di particolare rilievo. Infatti, il volo dell’Air France da Parigi a New York fu appena abbozzato, perché il fiore all’occhiello della tecnica aeronautica anglo-francese, il supersonico Concorde, cadde subito dopo il decollo. Rivedo ancora le immagini dei telegiornali che mostrano l’aeromobile con una scia di fuoco e poi il luogo dell’impatto, che provocò la morte, oltre che dei passeggeri, anche di alcuni abitanti della zona, e mentre si snodano le sequenze rammento che all’epoca ero in un albergo della costa garganica.
Il fato, il destino che sembra presiedere a ogni istante della nostra vita ci viene riproposto in questo bel romanzo di Gabriele Tristano Oppo, una narrazione a metà fra la realtà della cronaca e la fantasia dell’autore.
Ci vengono così proposte le storie di quel 25 luglio di alcuni personaggi che furono protagonisti della tragedia, o per esservi periti, o per esservi scampati in modo del tutto casuale.
L’andamento della narrazione è frutto di un abile regia che riesce a comporre tasselli di vita autonoma, che finiscono per essere indissolubilmente legati dall’evento. E tutto questo sullo sfondo di una Parigi non da cartolina, ma immersa pienamente nel suo tempo.
Si indaga sulla psicologia degli attori, sui loro sentimenti, sui moti d’animo, ma con una mano leggera e discreta che conferisce al racconto un senso di benevola pietà per il destino che di lì a poco ai più sarà riservato.
Se in una prima parte c’è la presentazione di questi inconsapevoli attori e nell’ultima e terza parte viene ricostruito il dopo, cioè i giorni successivi alla tragedia, con il dolore dei familiari superstiti e la naturale gioia dei sopravvissuti, la seconda parte è quella più cruciale, perché fotografa gli ultimi istanti di vita delle vittime e di quelli che invece miracolosamente scamperanno. Questa fase intermedia è generalmente la più difficile perché può accadere che lo scrittore tenda a indulgere al compassionevole, ma in questo romanzo non accade. L’autore riesce infatti a mantenersi abilmente al di fuori della vicenda, con un distacco che perfino nei concitati istanti della caduta dona alla narrazione una realtà quasi oggettiva.
Scritto con mano sicura e abilmente strutturato Fatale appuntamento a Parigi è un romanzo di qualità e che si legge con piacere.

Renzo Montagnoli


http://www.arteinsieme.net/renzo/index.php?m=31&det=2064

giovedì 12 aprile 2007

Recensione di Renzo Montagnoli

Stromboli, anni 70. L’isola non è ancora il paradiso turistico agognato da tanti, ma è un’isola scarsamente abitata, immersa in un mare infido e in una natura selvaggia, quasi morta se non fosse per il vulcano che di continuo fa sentire il suo cupo brontolio.
Ad essa approda nel 1974 l’autore, designato quale medico condotto di Ginostra, un paesino piccolo e di poche anime.
Perché il Dr. Amati, peraltro all’epoca assai giovane, ha scelto di isolarsi laggiù?
E’ quello che sapremo leggendo il libro, che ha tutte le caratteristiche dell’autobiografia, peraltro limitata a un periodo di tempo breve, ma ritenuto dall’autore di notevole importanza.
Là, dove non esiste nemmeno la luce elettrica, dove si finisce con il tornare a una vita quasi primitiva, è possibile riflettere sul proprio passato e meditare sui giorni a venire.
Amati, che è medico psichiatra, ci offre ottime pagine di descrizione dell’ambiente, di conoscenze umane, rafforzate dalla solitudine proprie dell’isola, ma spesso indugia professionalmente sulle riflessioni, rendendole poco in sintonia con la narrazione, con un cambio di registro che a volte può anche stancare.
In questi casi ho letteralmente evitato di assimilare e ho preferito proseguire con l’aspetto narrativo, che è invece di buon livello e che riesce gradualmente a trasmettere un senso di serenità, proprio di chi ritrova se stesso a contatto con la natura. E’ in questa chiave, in effetti, che deve essere letto il romanzo, un eccellente quadro di un’epoca e di un ambiente che non ci sarà possibile ritrovare.

Renzo Montagnoli

http://www.arteinsieme.net/renzo/index.php?m=31&det=2030

sabato 31 marzo 2007

Novità editoriale: FATALE APPUNTAMENTO A PARIGI

All’alba di quel martedì 25 luglio del 2000, la città di Parigi e il suo aeroporto si risvegliano come sempre, per affrontare un nuovo giorno.
Ma nessuno sa se sarà un giorno uguale a tutti gli altri o se porterà qualche novità, perché la vita dell’uomo è costellata da eventi assolutamente imprevedibili, ai quali non ci si può preparare.
Una tragica pagina di storia ufficiale, di cui sono portavoce radio, televisione e giornali viene ricostruita da un’angolazione particolare, nei suoi riflessi privati, dall’interno di molteplici, semplici giornate di vita quotidiana, di gente comune, l’anima che più conta.


Gabriele Tristano Oppo è nato a Oristano. Laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Cagliari. Specialista in Ostetricia e Ginecologia e in Medicina Legale. Libero docente di Clinica Ginecologica presso l’Università di Modena. Primario del reparto di ginecologia dell’Ospedale di Arezzo fino al 1992.
Ha pubblicato più di centotrenta contributi scientifici originali su varie Riviste italiane e straniere. La sua attività letteraria è stata apprezzata in occasione di numerosi concorsi di poesia, ottenendo diverse segnalazioni e premi.
Socio fondatore e Presidente dal 1997 dell’Associazione degli Scrittori Aretini “Tagete”.
Ha pubblicato:
Il coraggio e i giorni, poesie (La Felce, Modena 1966); Countdown, poesie americane (Lodigraf, Lodi 1971); Se un’estate la solitudine..., racconti (Piccolo Teatro, Arezzo 1980); Il tuo essere donna, poesie (Lalli, Poggibonsi 1988); Storie di genetica ambiguità, due romanzi brevi (Solfanelli, Chieti 1992); Poker di donne, racconti (Tabula fati, Chieti 1997); Il rischio di amare, romanzo (Tabula fati, Chieti 1998); Pietro Aretino, saggio (Centro Studi Aretini, Arezzo 1998); Andrea Cesalpino, saggio (Centro Studi Aretini, Arezzo 1998); D’Annunzio e la terra d’Arezzo, saggio (Centro Studi Aretini, Arezzo 1998); Poesie per la memoria di un giorno, poesie (Centro Studi Aretini, Arezzo 1998); Giramondo, poesie (Alberti Editore, Arezzo 2001); D’Annunzio e la Sardegna, saggio (Accademia Casentinese di Lettere ed Arti, Borgo alla Collina 2002); Una donna tra due divise, romanzo (Tabula fati, Chieti 2002); Due colpi di pistola e Intrigo diplomatico a Londra, due commedie in tre atti (Ed. Le Maschere, Arezzo 2003); Barbarella. Il grande romanzo d'amore di Barbara Leoni e Gabriele d’Annunzio, romanzo storico (Tabula fati, Chieti 2004); Gli aretini nella storia dell’arte medica, saggio (Centro Studi Aretini, Arezzo 2004); L’arpa celtica, romanzo (Schifanoia Editore, Ferrara 2005); Morte in do minore, musical thriller (Edimond, Città di Castello 2006); Telefoninovelas. Viaggio attraverso l’Italia dei cellulari, racconti (Edimond, Città di Castello 2006); Fatale appuntamento a Parigi, romanzo (Tabula fati, Chieti 2007).



Gabriele Tristano Oppo
FATALE APPUNTAMENTO A PARIGI
Presentazione di Maria Pia Nervegna
edizioni Tabula fati
[ISBN-88-7475-096-X]
Pagg. 192 - € 9,00

http://www.edizionitabulafati.it/fatale.htm

domenica 11 marzo 2007

Novità editoriale: BUIO A STROMBOLI di Ugo Amati

Nei giorni di scirocco la vita nelle Eolie era invivibile. Dal vulcano salivano di tanto in tanto suoni lunghi e sgraffiati, boati intercalati da voci rauche, come se là sotto, a discutere, ci fossero uomini dalle gole di pietra. La gente si chiudeva in casa ed usciva solo quando il vento si calmava. L’arcipelago, nell’insieme, era sfocato.
Non se ne vedevano i contorni, come se non ci fosse più nè alto nè basso, nè destra nè sinistra. Per quindici giorni, prima che accadesse quello che dirò, che non accadde, perchè lo vidi in sogno, ma è come se fosse accaduto, fu scirocco e sempre scirocco.


Ugo Amati è vissuto in Francia dove è stato in analisi con Jacques Lacan e dove ha lavorato presso la clinica La Borde diretta da Jean Oury.
Psichiatra, psicanalista, è autore di numerose opere sui processi della creazione estetica e sullo spazio della follia. Alcune sue opere sono state tradotte e pubblicate all'estero. Vive e lavora a Roma.
Tra le sue opere: Lo spazio della follia (Bertani, Verona 1974), L'uomo e le sue pulsioni (Melusina, Roma 1994), Arte, terapia e processi creativi (Borla, Roma 1996), L'anoressia dello spazio (Borla, Roma 1999), Gnosi e psicanalisi (Borla, Roma 2002), La psichiatria negata (Borla, Roma 2003), La pulsione di Orfeo (Borla, Roma 2004), La luce. Dialogo tra uno psichiatra e un pittore (Il Veliero, Pesaro 2007), Se Freud si fosse fermato a Rimini (Alpes, Roma 2006).



Ugo Amati
BUIO A STROMBOLI
Presentazione di Paola Staffioti e Hans Rahtz
Edizioni Tabula fati 2007
[ISBN-88-7475-117-6]
Pagg. 144 - € 9,00

http://www.edizionitabulafati.it/buioastromboli.htm

venerdì 2 febbraio 2007

Recensione di Renzo Montagnoli

Dopo le prime pagine avevo tratto la convinzione di trovarmi di fronte a un romanzo che aveva attinto ispirazione dal celeberrimo Moby Dick o da qualche narrazione di Joseph Conrad. In effetti sono presenti elementi che convaliderebbero questa mia impressione: la ricerca spasmodica di un’isola misteriosa, un sogno/incubo del capitano Beltramino divorato da questa ossessione, le lunghe giornate a bordo, ripetitive, tranne quando le forze della natura si scatenano, la descrizione intensa dell’equipaggio, di rudi uomini di mare visti dagli occhi stupiti del giovane mozzo al suo primo imbarco.

E invece Istanbul Bound è un romanzo dotato di propria autonomia ed è la descrizione di un viaggio, effettuato nell’imminenza della seconda guerra mondiale, da Massa a Istanbul, località a cui la nave non arriverà mai in un finale del tutto imprevedibile, ma frutto di una geniale invenzione dell’autore che, nelle ultime pagine, ha profuso a piene mani un’indubbia eccellente creatività. Del resto, anche prima, ci sono delle felici intuizioni, una sorta di stacchi temporali che evitano che la narrazione possa appiattire, così che il lettore abbia a godere un po’ di rilassamento, astraendolo momentaneamente da una lenta, ma crescente suspence. In effetti, come ne Il deserto dei tartari, si ha viva l’impressione che da un momento all’altro la quasi noiosa calma apparente possa subire un’improvvisa lacerazione, come accade poi alla fine.

Ben scritto, con un’analisi accurata dei personaggi, con delle riflessioni e approfondimenti di pregevole livello (raccomando di leggere con attenzione quella relativa alla guerra), Istanbul Bound è un romanzo che merita di essere letto.

Renzo Montagnoli

http://www.arteinsieme.net/renzo/index.php?m=31&det=1699

mercoledì 31 gennaio 2007

Novità editoriale: ISTANBUL BOUND di Carlo Bordoni

Questa è la storia di una fotografia. La fotografia di una vecchia nave da carico che faceva la spola tra Marina di Carrara e l’Oriente negli anni Trenta. Due fumaioli neri, un albero maestro e sei uomini d’equipaggio. Anzi sette, se contiamo anche me. C’ero capitato per caso, su quella nave diretta a Istanbul: un luogo lontano, irraggiungibile, meta sognata di un viaggio verso l’ignoto. Eppure intuivo che il mare era nel mio destino. Tutte le cose prendono vita dall’acqua e finiscono nell’acqua. Lo sapeva bene il capitano, ossessionato dall’idea di ritrovare un’isola misteriosa, che appare e scompare nel Mediterraneo. L’isola-che-non-c’è, la mitica Ferdinandea, con la quale avevamo tutti un appuntamento fatale. Ma, soprattutto, questa è una storia dal finale inatteso e inquietante. Almeno per me, che non mi sono ancora rassegnato.


Carlo Bordoni
ISTANBUL BOUND
Presentazione di Teodor Józef Korzeniowski
Copertina di Piero Orsi
Edizioni Tabula fati
[ISBN-88-7475-116-8]
Pagg. 192 - € 10,00

http://www.edizionitabulafati.it/istanbulbound.htm