domenica 8 giugno 2008

RECENSIONE di Emanuela Grasso

Vittorio non ha ancora diciotto anni quando si imbarca sull'Antonio Serra, un piccolo mercantile che fa la spola tra Marina di Carrara e il Medio Oriente, fino ad Istanbul. Nell'Italia del regime Vittorio non vuole diventare un marinaio; ama leggere e studiare ma la morte prematura del padre interrompe la sua vita normale, quella fatta dalle uscite con gli amici, dai sabati passati a fare ginnastica e ad imparare i rudimenti della vita militare nella Gioventù Italiana del Littorio (GIL) non per convinzione, ma perché così facevano tutti. Dopo il suo primo incontro con l'equipaggio dell'Antonio Serra, Vittorio capisce che tutto ciò che vuole fare nelle vita è imbarcarsi ed andare per mare: in barca è il più giovane, e lo impiegano come tuttofare: di giorno lavora sodo, di notte legge libri. La sua vita è ravvivata e arricchita dal rapporto con i membri dell'equipaggio: Aldo il palombaro, Giuseppe il macchinista che gli vuole bene come un figlio, Luigi il radiotelegrafista ebreo, Salvatore il capo cuoco napoletano, Armando il nostromo e infine Ferdinando Beltramino, il capitano. Il capitano non scende da quella nave mai, neanche quando si attracca, e ha un'ossessione: ritrovare in mezzo al mediterraneo l'Isola Ferdinandea, che giura di aver visto una volta durante uno dei suoi primi viaggi...Nel luglio 1831 una nuova isola emerse a sud di Pantelleria dopo che la terra aveva tremato per i 10 giorni precedenti. Dalla terraferma gli abitanti di Sciacca, nella Sicilia sud-occidentale, videro per giorni una nube densa sollevarsi dal mare; nel dicembre del 1831 l'isola scomparve per non ricomparire mai più. Secondo la storia ufficiale, almeno, ma non secondo il capitano Beltramino: intorno alla sua ricerca si snoda la trama di Istanbul bound, fino ad un imprevedibile finale a sorpresa. Carlo Bordoni fa di Vittorio l'io narrante della storia, mettendo in bocca ad un ragazzo semi-istruito parole e concetti che a volte non sembrano calzare molto al personaggio (sebbene provvisto di una viva intelligenza): tuttavia il romanzo è scorrevole, immediato e piacevole da leggere. Tra le pagine più belle del libro, da segnalare l'introduzione a firma di Teodor Józef Korzeniowski, al secolo Joseph Conrad... al secolo scorso, ovviamente. Trovata burlesca dell'autore, grande ammiratore dello scrittore polacco-ucraino (e lo stesso dicasi per Melville, che riecheggia nella 'achabesca' ricerca di Ferdinando Beltramino), o ritorno dall’oltretomba del grande viaggiatore e scrittore inglese di origine polacca?

Emanuela Grasso

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