Scritto in prima persona, con uno stile molto intimista, attento ai particolari, il libro ci mostra la maturazione del protagonista, le sensazioni di un’epoca, il fascino dell’avventura (più sognata che reale, almeno nella prima parte), una serie di personaggi che sembrano importati dal “Pequod” di Melville ma allo stesso tempo sfoggiano caratteristiche del tutto nostrane. Realistico, ma dello stesso realismo di cui sono fatti i sogni ad occhi aperti, anche a prescindere dal finale decisamente fantastico e sorprendente, che inserisce nella vicenda una famosa “isola che non c’è”, l’isola Ferdinandea ben nota a tutti i frequentatori di viaggi per mare.
(Gian Filippo Pizzo)
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