venerdì 6 luglio 2012

Recensione su Dictmundi


Daniela Miscia: «Il cortile», Tabula Fati - Chieti
Nel “cortile” della Miscia è rinchiuso tutto l’effimero del moderno, il patinato del successo, il costo del vivere “in carriera”. Ma nello stesso cortile si riscopre il senso autentico della vita, i valori che i rotocalchi alla moda dileggiano tra pagine asfissianti di pubblicità alimentando sogni, desideri, ambizioni spesso costruite nel vuoto. Chi, come me, ha vissuto anni in azienda non può stupirsi di ritrovare nei protagonisti del romanzo volti noti, esperienze note, vicende sofferte e ascoltate sorseggiando un caffè alla solita macchinetta durante le pause di lavoro. Storie di donne in carriera e di amori difficili, di piccoli tradimenti familiari, di figli sballottati e abbaglianti modelli inconclusi di vita.
Certo, non scopriamo solo in questi nostri tempi tormentati dallo spread che sale e discende la vanagloriosa ansia di piccole escalation sociali. La meravigliosa Jane Austen ha costruito memorabili volti di donne che avevano come unico progetto di vita quello di salire un gradino nella scala sociale. Altri tempi, altre storie, stesse piccole ottiche di vita: abbagli, fuochi d'artificio che spesso lasciano sapori dal gusto amaro. Vanitas vanitatum: come in certi squarci d'autori del classico fiammingo che hanno saputo velare l'effimero con una leggera patina di polvere, con un piccolo bruco in agguato al paniere scintillante di colori e di frutta, con l'orlo della cassapanca appena incisa dal tarlo. Tutto ciò si squaglia e si disperde: omnes velut aqua dilabimur: "Andai nello spogliatoio, presi l'abito di seta verde e andai in cucina. Lo tagliai a strisce e ad ogni striscia stavo un po' meglio. Un taglio per Maddalena che mi aveva spinto a comprarlo. Un taglio per Giorgio che aveva visto la mia scollatura e le mie spalle nude, si era sentito in diritto di prendersi anche il resto. Un taglio anche per il direttore che mi aveva sbavato addosso appena tolto il cappotto. Un altro per le colleghe, che non avevano smesso un attimo di spettegolare e malignare. L'ultimo era stato per me, per quello che era diventata, per quello che non volevo essere mai più". (pag.101)
E un taglio ai pregiudizi; alla fine si squagliano anche i pregiudizi. I timori per il "diverso", il vicino di casa , un violinista di origine slave e, quindi, da tenere in solida disparte come suo figlio, senza accorgersi di quanta umanità, quanta leggerezza poetica, quanta musica e arte si nascondono nel cuore e nell'animo dell'uomo ovunque egli sia e nasca. Personalmente ricordo il fascino che ho subito molti anni fa, in Romania, durante la famigerata cura Ceausescu, nell'udire il suono dolcissimo e liberatorio che s'involava con le note del flauto di pan da parte di ragazzini poveri, macilenti e sudici che mi chiedevano un "lei", uno spicciolo, in cambio di musiche colme di stupore celeste. Certamente di una grande ricchezza d'animo. Lo capisce il piccolo Edo quando scopre che il suo amichetto Tonio, il figlio del violinista bulgaro, vive al di là del cortile, in una casa dove sulla parete di una stanza è dipinto un acquario: "Mamma, non puoi capire che cose belle mi ha fatto vedere Tonio in casa sua ieri: pensa ha una stanza che è un acquario, con tanti pesci colorati, dai nomi strani, con gli spillini sopra le pinne, i martelli addirittura..." (pag.86). Già, ma come fa una madre a far capire al proprio figlio che "Tonio non è la migliore delle compagnie, la più adatta..." (pag. 93)
Gli occhi dell'infanzia sanno vedere, oltre i confini del cortile, il vero dell'esistere e l'infinito che avvolge l'autenticità della vita con la fantasia dell'arte. Ma lo scopriranno anche le protagoniste del racconto, quando il velo dell'effimero verrà finalmente dissolto svelando la pochezza del fatuo e dei miti illusori che calcano il prato del "cortile" di Daniela Miscia. Un cortile dove si intrecciano storie di moderne avventure, storie che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni, amori, sospetti, gelosie, separazioni, figli. Dove la vita scavalca la cronaca per farsi documento di storia e di attualità e la pagina assorbe con snellezza descrittiva e rapidità quasi giornalistica il susseguirsi delle vicende che coinvolgono le tre protagoniste del racconto: la disinvolta e tragica Maddalena, "una donna sola, che ha cercato di riempire i suoi vuoti nei modi peggiori"(pag.180), la modesta e"ordinaria" Flora così simile a Olivia, la fidanzata di Braccio di Ferro (pag 88), la bella e ambiziosa Clelia che si sforza di vivere una vita che non le appartiene e solo dopo un faticoso percorso catartico di sbagli e di abbagli si accorge che "se si fosse lasciata guidare dal cuore non si sarebbe persa" (pag.175).
Una bella e gradevole lettura per riflettere su quello che siamo.
(Commento di Pier Luigi Coda)

mercoledì 23 maggio 2012

Lettera di un lettore


Gent.le dott.ssa Bocchi,

mi chiamo D. Ho letto il suo libro "Io mi taglio. Diario di una borderline" e volevo ringraziarla per aver dato voce a quello che le persone affette da questa patologia provano ed al loro percorso per riuscire a convivere con essa. La sospensione del giudizio e lo sforzo di capire che l'essenza delle persone che abbiamo di fronte spesso non coincide con l'immagine che di loro ci siamo fatti già prima di conoscerle nel loro profondo sono atteggiamenti che si dovrebbero applicare sempre nella vita, ma in questi contesti sono ancor di maggior importanza per non ferire ulteriormente queste persone.

In quest'ultimo periodo ho cercato di leggere molto su questo disturbo (e tra qualche riga capirà il perché), ma al di là di molte descrizioni tecniche, non ho mai trovato chi desse voce all'animo di queste persone e al faticoso percorso che è possibile intraprendere per riuscire a guardare al futuro con speranza.

Non sono quindi arrivato casualmente a leggere il suo libro, ma in seguito ad una esperienza che mia moglie ed io abbiamo vissuto negli ultimi mesi e che personalmente mi ha suscitato molte domande a cui, in questo periodo, con difficoltà sto tentando di dare risposta. Mia moglie ed io non abbiamo figli e da un po' di tempo abbiamo iniziato il percorso dell'adozione. Durante questo percorso abbiamo conosciuto una comunità di minori che stiamo da qualche mese frequentando con una certa regolarità come volontari e che ci ha permesso di venire a contatto con le realtà di bambini ed adolescenti in difficoltà. E' in questo contesto che abbiamo conosciuto R., una ragazza di 15 anni, che ha iniziato a manifestare i comportamenti che lei descrive nel suo libro. Dopo un paio di episodi gravi in cui è stata pericolosa per sé e per gli altri bambini della comunità, è stata ricoverata in ospedale dove le è stato diagnosticato il disturbo borderline di personalità. R. ha una situazione familiare alle spalle molto difficile; una mamma con problemi psichiatrici, un padre alcoolista e lei che passa da una comunità all'altra. Le siamo state particolarmente vicino in questo periodo che ha trascorso in ospedale. Ora R. è stata dimessa e trasferita in un'altra comunità. Motivo: salvaguardare gli altri bambini all'interno della comunità. R., ci è stato detto, non ha bisogno di una comunità educativa (quella dove l'abbiamo conosciuta), bensì di una comunità terapeutica, di un luogo dove possa essere seguita con un rapporto uno a uno. I medici consigliavano un incontro giornaliero con uno psicologo oltre alla terapia farmacologica. Sta di fatto che oggi lei invece è stata trasferita in un'altra comunità educativa con le stesse caratteristiche di quella dove era. Questo perché i servizi sociali competenti ritengono errata la diagnosi fatta (non voglio pensare che sia solo un motivo economico). Ora noi non sappiamo dove lei sia, non abbiamo possibilità di contattarla per sapere come sta. Il messaggio è stato chiaro "recidere tutti i rapporti con lei". Un messaggio che non ci è stato comunicato apertamente, ma tra le righe.

Ora non credo sia nell'interesse di R. troncare tutte le relazioni instaurate, soprattutto se queste relazioni sono positive (ho avuto modo di conoscere alcune compagne di classe e di vedere il bel rapporto che si era instaurato tra lei e le altre compagne; ho parlato più volte con la rappresentante della sua classe, una signora veramente in gamba che ha capito la situazione e ha saputo gestire questo momento difficile; la direttrice della scuola aveva preparato la classe all'arrivo a suo tempo di R.); mi chiedo cosa penserà R. in seguito a questo ennesimo abbandono? E R. era molto sensibile a questo aspetto. Pensi che in un paio di occasioni ci disse "Ma voi quando avrete adottato un bambino verrete ancora a trovarci? Lo so che non verrete più a trovarci.".

Quale futuro può aspettarsi R.? Cosa possiamo fare noi per il suo futuro, per farle capire che la vita non è fatta solo di continui schiaffi in faccia? Queste sono le domande a cui non so dare risposta e che mi fanno provare un senso di impotenza che non riesco a placare.

Le sarei grato se mi potesse dare un suo parere.

Grazie

Diego

P.S.: un grazie anche alla sua co-autrice Cassandra. La profondità delle emozioni e dei pensieri di queste persone sono di gran lunga superiori ai problemi che il loro disturbo a volte comporta, anche se non va sottovalutato. Una profondità che non è semplice trovare, nemmeno tra le persone “normali”, ma che sempre più spesso scopro nelle persone “speciali”. In bocca al lupo.

 
Carissimo Diego, innanzitutto complimenti per la vostra profondità d'animo, la vostra sensibilità e generosità. il mondo sarebbe migliore se esistessero più persone come voi. Purtroppo capisco bene il senso di impotenza che si prova in determinate situazioni ed è terribile! Non so rispondere alle sue domande perché ci vorrebbe una sfera di cristallo per farlo, ciò che penso però è che la ragazza avrebbe bisogno di una clinica specializzata. E avrebbe bisogno di persone che le vogliono bene e che le dimostrano che non verrà più abbandonata. Per tutti l'abbandono è causa di sofferenza, immagini per queste persone che percepiscono un costante senso di vuoto interiore!
Mi auguro con tutto il cuore che R. incontri persone competenti che la riescano ad aiutare e persone che comprendano la sua situazione e le vogliano bene.
Grazie della sua lettera:, fa comprendere i motivo per cui abbiamo scritto questo libro. Io e Cassandra ci siamo dette: se riusciamo anche solo ad aiutare una persona il nostro obiettivo è raggiunto! Far capire e conoscere il Disturbo Borderline, far sentire le persone che ne soffrono meno sole raccontando una storia "vera" (mosaico di tante storie vissute), far capire la sofferenza che provano e dare un messaggio di speranza. Infatti, se seguiti adeguatamente, con un percorso specialistico ad hoc, si migliora e si può vivere una vita migliore!
Dott.ssa Carlotta Bocchi

lunedì 21 maggio 2012



Salone Internazionale del Libro
Torino
12 Maggio 2012

mercoledì 18 aprile 2012

  • Dialogo tra alcune lettrici e la Dott.ssa Bocchi

    E finalmente...se ne parla ancora troppo poco, troppa è la vergogna...

    11 aprile alle ore 8.37 · Non mi piace più · 1

  • Io mi taglio-Diario di una borderline Grazie E...è proprio vero...una persona non si vergogna se ha un disturbo fisico, ma si vergogna se ha un disturbo psicologico...come se fosse colpa loro...

    11 aprile alle ore 12.25 · Mi piace · 1

  • E‎...ne so qualcosa...ora non mi faccio problemi ma sentirsi quegli sguardi interrogativi e disgustati addosso...sentirsi dire dalla propria MADRE "per favore quando esci con me mettiti le maniche lunghe..."

    11 aprile alle ore 13.15 · Mi piace · 2

  • Io mi taglio-Diario di una borderline Piccina...mi spiace tantissimo...vorremmo che questo libro servisse anche ai genitori...per capire la sofferenza che ci sta sotto...ti sono vicina!!!

    12 aprile alle ore 7.46 · Mi piace · 1

  • Sono Il Nulla Anche con mia madre è così mi guarda male e mi dice 'copriteli! Io non ti ho fatta così! Guarda li che schifo, mi fai vergognare così' ma così mi fa solo stare ancora più di merda facendomi venire ancora più voglia di punirmi..di infliggermi dolore provocandomi piacere..

    9 ore fa · Mi piace

  • Io mi taglio-Diario di una borderline Hai letto il libro? Tua madre sarebbe disposta a leggerlo? Sarebbe importante....

    2 ore fa · Mi piace

  • Io mi taglio-Diario di una borderline Posso mettere il vostro nostro dialogo sul mio blog?

    2 ore fa · Mi piace · 1

  • E per me si, mettilo pure!Beh...io non voglio difendere mia madre ma capisco che una reazione di rabbia possa essere dettata dal senso di impotenza...dal non saper affrontare il problema

    circa un'ora fa · Mi piace

  • A quando all'amore si miscela il dolore, il minestrone che ne esce può essere indigesto...comprensibilissimo! Ti voglio bene E!

    circa un'ora fa · Mi piace · 1

  • E anche io...lo sai, vero? ;-)

    circa un'ora fa · Mi piace · 1

  • A

    e poi....tagliarsi, drogarsi, bere, vomitare, non mangiare...tutte espressioni di un malessere, dell'autolesionismo, un grido di aiuto in alcuni casi più udibile e visibile, in altri nascosto, ma sempre la stessa espressione! Io non sono di...Visualizza altro

    circa un'ora fa · Mi piace · 1

  • A lo so cucciola! lo so!

    circa un'ora fa · Mi piace

  • E ora vi faccio sorridere...estate scorsa, dopo anni riuscivo ad andare in giro senza maniche...con "molto tatto" in un negozio una tipa mi chiede "Cheti sei fatta sul braccio?"Io, imperturbabile..."Non trovavo un posacenere!"Beh, l'ho basita!

    circa un'ora fa · Mi piace · 1




lunedì 5 marzo 2012

CARI AMICI, VI COMUNICO CHE ANDRO' IN ONDA SU DI.TV (CANALE 90) DA LUNEDI’ 12 MARZO A VENERDI’ 16 MARZO DALLE ORE 22.45 ALLE ORE 23 ALLA TRASMISSIONE "LE CANTINE DI PLATONE"
CARLOTTA

martedì 28 febbraio 2012

Presentazione al Salotto Culturale Semprevivo (Chieti, Venerdì 2 Marzo - ore 18,00)

Chieti, Venerdì 2 Marzo - ore 18,00

presso il Salotto Culturale Semprevivo
(Corso Marrucino n. 33)

presentazione del romanzo di

Daniela Miscia

IL CORTILE

Edizioni Tabula fati

a cura di Marco Tabellione

venerdì 3 febbraio 2012

Intervista a ilgiornaledifidenza.net

Diario di una borderline.
Il disturbo borderline di personalità è una delle patologie di natura psicologica riconducibili all’età moderna ed è collegato ad un disagio nell’affrontare la realtà circostante che si traduce in molteplici forme, tra cui l’ autolesionismo, la bulimia e l’ anoressia. “Io mi taglio – diario di una borderline” (Edizioni Tabula Fati) scritto da Carlotta Bocchi, psicoterapeuta che vive e lavora a Fidenza, in collaborazione con Cassandra, una sua paziente, è una storia che riassume emozioni, esperienze, difficoltà di chi è affetto da questa patologia. La protagonista del libro racconta il suo percorso psicoterapeutico e l’aiuto che da esso ne riceve per affrontare diversamente le ansie e le paure della propria esistenza, attraverso consigli, indicazioni e linee di comportamento atti a contenere gli impulsi autodistruttivi, convogliandoli in nuovi desideri ed orizzonti.

Come è nata l'idea di questo libro e perché è stata scelta la forma diaristica come narrazione?Prima di tutto – spiega Carlotta - volevamo far capire cosa fosse un disturbo di personalità. Si parla spesso di disturbi alimentari, disturbi d’ansia, depressione, ma raramente di disturbi di personalità, ed i libri in commercio sono semplici autobiografie o manuali. Noi abbiamo voluto, raccontando questa storia, far comprendere sia la vita, sia il percorso terapeutico. Ho avuto l’onore di scriverlo con una mia paziente, che ha potuto farmi da specchio e farmi capire cosa si impara dalla terapia: i vari vissuti emotivi verso il terapeuta, gli errori che si possono commettere, l’aiuto che se ne può trarre. La storia che raccontiamo è quella di una paziente affetta da ciò che si definisce Disturbo Borderline di Personalità, che non è la stessa Cassandra, né alcuna delle pazienti passate o presenti, ma una summa di tutte loro e della casistica esistente. E’ la storia, sotto forma di diario, del suo percorso terapeutico, dal primo colloquio all’ultimo. Abbiamo scelto questa modalità per dare un’idea al lettore sia di cosa la protagonista impara in seduta, sia di cosa le succede al di fuori, durante la sua vita quotidiana, focalizzandoci sui miglioramenti che, nel tempo, si evidenziano.
Il tuo lavoro di psicoterapeuta si svolge a Fidenza. Qual è la situazione attuale sul territorio per quanto riguarda i disturbi borderline di personalità? Tra i disturbi di personalità, il Disturbo Borderline di Personalità (DBP), è quello che giunge più comunemente all’osservazione clinica. Colpisce il 2% della popolazione, più frequentemente il sesso femminile. L’esordio avviene in adolescenza o nella prima età adulta. Per quanto concerne la mia esperienza clinica, ma non ho dati scientifici e non ho effettuato studi validati a questo proposito, mi sembra che più la città in cui si vive è grande, più l’isolamento sociale aumenti: la frenesia di vita ed il conseguente stress che ne deriva peggiorano la situazione, per cui i casi sono maggiormente frequenti. 

Il personaggio principale di "Io mi taglio" è una ragazza; per quanto riguarda la popolazione maschile quali sono i problemi maggiori che si riscontrano a Fidenza?
Gli scienziati dell’Università del Minnesota (Usa) affermano che ogni genere è più portato verso un disturbo mentale peculiare: le donne sembrano essere più soggette a disturbi d’ansia e depressione, mentre gli uomini sono più inclini a problemi di abuso di sostanze e comportamenti antisociali, questo anche a Fidenza. 

Come scritto nel libro, una delle difficoltà maggiori, per il riconoscimento e l'accettazione di un disturbo borderline, riguarda la famiglia che ne è direttamente coinvolta. Cosa può fare un genitore per essere di reale aiuto al proprio figlio e anche a se stesso?
Prima di tutto capire che non è una questione di capricci o volontà, ma si tratta di un vero e proprio disturbo. Quindi leggere, informarsi, parlare con esperti per comprendere maggiormente il problema, senza essere giudicanti, svalutanti o minimizzare la sofferenza del familiare affetto da tale patologia. Poi stare vicino al familiare, che dovrà essere seguito da esperti in un percorso terapeutico. Quasi sempre, infatti, è necessario un lavoro di rete tra uno psicoterapeuta e uno psichiatra di riferimento.
Laura Bonelli





Il Gio' - ilgiornaledifindenza.net
03/02/2012
Diario di una borderline.
Il disturbo borderline di personalità è una delle patologie di natura psicologica riconducibili all’età moderna ed è collegato ad un disagio nell’affrontare la realtà circostante che si traduce in molteplici forme, tra cui l’ autolesionismo, la bulimia e l’ anoressia. “Io mi taglio – diario di una borderline” (Edizioni Tabula Fati) scritto da Carlotta Bocchi, psicoterapeuta che vive e lavora a Fidenza, in collaborazione con Cassandra, una sua paziente, è una storia che riassume emozioni, esperienze, difficoltà di chi è affetto da questa patologia. La protagonista del libro racconta il suo percorso psicoterapeutico e l’aiuto che da esso ne riceve per affrontare diversamente le ansie e le paure della propria esistenza, attraverso consigli, indicazioni e linee di comportamento atti a contenere gli impulsi autodistruttivi, convogliandoli in nuovi desideri ed orizzonti. Come è nata l'idea di questo libro e perché è stata scelta la forma diaristica come narrazione?Prima di tutto – spiega Carlotta - volevamo far capire cosa fosse un disturbo di personalità. Si parla spesso di disturbi alimentari, disturbi d’ansia, depressione, ma raramente di disturbi di personalità, ed i libri in commercio sono semplici autobiografie o manuali. Noi abbiamo voluto, raccontando questa storia, far comprendere sia la vita, sia il percorso terapeutico. Ho avuto l’onore di scriverlo con una mia paziente, che ha potuto farmi da specchio e farmi capire cosa si impara dalla terapia: i vari vissuti emotivi verso il terapeuta, gli errori che si possono commettere, l’aiuto che se ne può trarre. La storia che raccontiamo è quella di una paziente affetta da ciò che si definisce Disturbo Borderline di Personalità, che non è la stessa Cassandra, né alcuna delle pazienti passate o presenti, ma una summa di tutte loro e della casistica esistente. E’ la storia, sotto forma di diario, del suo percorso terapeutico, dal primo colloquio all’ultimo. Abbiamo scelto questa modalità per dare un’idea al lettore sia di cosa la protagonista impara in seduta, sia di cosa le succede al di fuori, durante la sua vita quotidiana, focalizzandoci sui miglioramenti che, nel tempo, si evidenziano. Il tuo lavoro di psicoterapeuta si svolge a Fidenza. Qual è la situazione attuale sul territorio per quanto riguarda i disturbi borderline di personalità? Tra i disturbi di personalità, il Disturbo Borderline di Personalità (DBP), è quello che giunge più comunemente all’osservazione clinica. Colpisce il 2% della popolazione, più frequentemente il sesso femminile. L’esordio avviene in adolescenza o nella prima età adulta. Per quanto concerne la mia esperienza clinica, ma non ho dati scientifici e non ho effettuato studi validati a questo proposito, mi sembra che più la città in cui si vive è grande, più l’isolamento sociale aumenti: la frenesia di vita ed il conseguente stress che ne deriva peggiorano la situazione, per cui i casi sono maggiormente frequenti. Il personaggio principale di "Io mi taglio" è una ragazza; per quanto riguarda la popolazione maschile quali sono i problemi maggiori che si riscontrano a Fidenza? Gli scienziati dell’Università del Minnesota (Usa) affermano che ogni genere è più portato verso un disturbo mentale peculiare: le donne sembrano essere più soggette a disturbi d’ansia e depressione, mentre gli uomini sono più inclini a problemi di abuso di sostanze e comportamenti antisociali, questo anche a Fidenza. Come scritto nel libro, una delle difficoltà maggiori, per il riconoscimento e l'accettazione di un disturbo borderline, riguarda la famiglia che ne è direttamente coinvolta. Cosa può fare un genitore per essere di reale aiuto al proprio figlio e anche a se stesso? Prima di tutto capire che non è una questione di capricci o volontà, ma si tratta di un vero e proprio disturbo. Quindi leggere, informarsi, parlare con esperti per comprendere maggiormente il problema, senza essere giudicanti, svalutanti o minimizzare la sofferenza del familiare affetto da tale patologia. Poi stare vicino al familiare, che dovrà essere seguito da esperti in un percorso terapeutico. Quasi sempre, infatti, è necessario un lavoro di rete tra uno psicoterapeuta e uno psichiatra di riferimento.
Laura Bonelli

lunedì 16 gennaio 2012

Una bella lettera di un'amica

Ciao Carlotta
mi dispiace molto non essere venuta alla presentazione del tuo libro... eri nei miei pensieri.
Avevo pensato a cosa poter dire... non avrei avuto alcun problema a parlare davanti a tante persone... bè, visto che non sono riuscita a partecipare... dico a te cosa ne penso...
Innanzi tutto, essendo la mia dottoressa è stato ancor più rassicurante pensare alla tua professionalità tenendo in mano il libro, ulteriore conferma delle tue tante doti... doti alle quali io affido la parte più fragile, più bisognosa di me stessa... e poi ti stimo e ti ammiro molto.
Il libro è scritto senza l'utilizzo di fronzoli letterari, non è “barocco”, anzi: scorrevole, piacevole.
Tratta una patologia importante ma non è angosciante, le parti più tecniche, “più mediche” sono rese assolutamente comprensibili, alla portata di persone che per la prima volta si avvicinano ad una patologia psicologica, nonostante questo, si percepisce in modo molto forte la grande competenza medica.
Cassandra ha un problema ma è molto altro: è una ragazza piena di risorse, tra le quali spicca l'ironia e soprattutto l'auto-ironia, segno di grande intelligenza, strategia che molti dovrebbero o potrebbero utilizzare per far fronte alle difficoltà quotidiane.
Cassandra è acuta, profonda, sensibile... ha pensieri, dubbi, domande... comuni a tanti... ci si può facilmente identificare... e poi lotta, cade, si rialza, tenta, ritenta... e per cosa?... bè, per essere come tutti desiderano, desideriamo essere: felici...
Mi dispiace davvero non esserci stata... spero mi racconterai. Sono certa che è stata un successo.
Ci vediamo alla prossima seduta.
Ti abbraccio.
Chiara.

sabato 14 gennaio 2012