venerdì 3 febbraio 2012

Il Gio' - ilgiornaledifindenza.net
03/02/2012
Diario di una borderline.
Il disturbo borderline di personalità è una delle patologie di natura psicologica riconducibili all’età moderna ed è collegato ad un disagio nell’affrontare la realtà circostante che si traduce in molteplici forme, tra cui l’ autolesionismo, la bulimia e l’ anoressia. “Io mi taglio – diario di una borderline” (Edizioni Tabula Fati) scritto da Carlotta Bocchi, psicoterapeuta che vive e lavora a Fidenza, in collaborazione con Cassandra, una sua paziente, è una storia che riassume emozioni, esperienze, difficoltà di chi è affetto da questa patologia. La protagonista del libro racconta il suo percorso psicoterapeutico e l’aiuto che da esso ne riceve per affrontare diversamente le ansie e le paure della propria esistenza, attraverso consigli, indicazioni e linee di comportamento atti a contenere gli impulsi autodistruttivi, convogliandoli in nuovi desideri ed orizzonti. Come è nata l'idea di questo libro e perché è stata scelta la forma diaristica come narrazione?Prima di tutto – spiega Carlotta - volevamo far capire cosa fosse un disturbo di personalità. Si parla spesso di disturbi alimentari, disturbi d’ansia, depressione, ma raramente di disturbi di personalità, ed i libri in commercio sono semplici autobiografie o manuali. Noi abbiamo voluto, raccontando questa storia, far comprendere sia la vita, sia il percorso terapeutico. Ho avuto l’onore di scriverlo con una mia paziente, che ha potuto farmi da specchio e farmi capire cosa si impara dalla terapia: i vari vissuti emotivi verso il terapeuta, gli errori che si possono commettere, l’aiuto che se ne può trarre. La storia che raccontiamo è quella di una paziente affetta da ciò che si definisce Disturbo Borderline di Personalità, che non è la stessa Cassandra, né alcuna delle pazienti passate o presenti, ma una summa di tutte loro e della casistica esistente. E’ la storia, sotto forma di diario, del suo percorso terapeutico, dal primo colloquio all’ultimo. Abbiamo scelto questa modalità per dare un’idea al lettore sia di cosa la protagonista impara in seduta, sia di cosa le succede al di fuori, durante la sua vita quotidiana, focalizzandoci sui miglioramenti che, nel tempo, si evidenziano. Il tuo lavoro di psicoterapeuta si svolge a Fidenza. Qual è la situazione attuale sul territorio per quanto riguarda i disturbi borderline di personalità? Tra i disturbi di personalità, il Disturbo Borderline di Personalità (DBP), è quello che giunge più comunemente all’osservazione clinica. Colpisce il 2% della popolazione, più frequentemente il sesso femminile. L’esordio avviene in adolescenza o nella prima età adulta. Per quanto concerne la mia esperienza clinica, ma non ho dati scientifici e non ho effettuato studi validati a questo proposito, mi sembra che più la città in cui si vive è grande, più l’isolamento sociale aumenti: la frenesia di vita ed il conseguente stress che ne deriva peggiorano la situazione, per cui i casi sono maggiormente frequenti. Il personaggio principale di "Io mi taglio" è una ragazza; per quanto riguarda la popolazione maschile quali sono i problemi maggiori che si riscontrano a Fidenza? Gli scienziati dell’Università del Minnesota (Usa) affermano che ogni genere è più portato verso un disturbo mentale peculiare: le donne sembrano essere più soggette a disturbi d’ansia e depressione, mentre gli uomini sono più inclini a problemi di abuso di sostanze e comportamenti antisociali, questo anche a Fidenza. Come scritto nel libro, una delle difficoltà maggiori, per il riconoscimento e l'accettazione di un disturbo borderline, riguarda la famiglia che ne è direttamente coinvolta. Cosa può fare un genitore per essere di reale aiuto al proprio figlio e anche a se stesso? Prima di tutto capire che non è una questione di capricci o volontà, ma si tratta di un vero e proprio disturbo. Quindi leggere, informarsi, parlare con esperti per comprendere maggiormente il problema, senza essere giudicanti, svalutanti o minimizzare la sofferenza del familiare affetto da tale patologia. Poi stare vicino al familiare, che dovrà essere seguito da esperti in un percorso terapeutico. Quasi sempre, infatti, è necessario un lavoro di rete tra uno psicoterapeuta e uno psichiatra di riferimento.
Laura Bonelli

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