lunedì 6 dicembre 2010

Presentazione: ELEVATEMENTI di Arturo Bernava (Chieti, sabato 11 dicembre, ore 18,00)

Presentazione del libro di ARTURO BERNAVA

ELEVATEMENTI
Edizioni Tabula fati

Sabato 11 dicembre, ore 18,00

Libreria De Luca
Via C. De Lollis - Chieti

Presenta Marco Tornar

Parteciperanno l'Autore, l'editore Marco Solfanelli
e Pierluigi Amadio che leggerà alcuni brani dell'opera

giovedì 2 dicembre 2010

Novità: ELEVATEMENTI di Arturo Bernava

Io sono il Vate e canto gli elementi. ELE Vate MENTI.
Io sono il Vate ed incito le generazioni future. Elevate Menti.
Elevate Menti oh giovani generazioni, perché se costruite le case, fate in modo che non crollino!
Elevate Menti, voi che fondate le vostre fortune sulle disgrazie della gente. Perché la vita umana non ha prezzo, ma ha valore!
ELE Vate MENTI, cittadini d’Abruzzo. La vostra storia e la vostra tradizione non saranno portate via dalla furia degli elementi che, anzi, sarà testimone della vostra rinascita.
Testimone di una terra che è simbolo di una natura ancora selvaggia, che grida ferita la sua voglia di normalità.

Quattordici racconti, narrati dai quattro elementi della filosofia greca. Fuoco, acqua, terra e aria, raffinati cantori dell’amore, della morte, della gioia e della sofferenza. E poi il Vate che canta la sua terra, canta alla luna e incita i suoi conterranei ad elevare le menti e le anime, per volare alto sulle miserie del mondo.
Un gioco di parole, ele vate menti. Ma che cosa sono le parole se non la risultante di un gioco magico, chiamato poesia?


Arturo Bernava
ELEVATEMENTI
Presentazione di Vito Moretti
Copertina di Massimiliano Reggi
Edizioni Tabula fati
[ISBN-978-88-7475-208-9]
Pag. 144 - € 11,00

http://www.edizionitabulafati.it/elevatementi.htm

domenica 21 novembre 2010

PRESENTAZIONE di Arturo Bernava

Si fa un gran parlare, di questi tempi, di “diversità” e di “integrazione”, con continui richiami alla necessità di un confronto, se possibile pacato, ma comunque sempre inteso in un ambito di contrapposizione.
Riteniamo il “diverso” qualcuno che ci si pone di fronte, mai a fianco o addirittura dentro di noi.
Ed ecco, invece, che Daniela Miscia ci ricorda (ad alcuni addirittura lo svela) che la “diversità”, e l’incontro con essa, è parte integrante del nostro processo di crescita.
Il cortile, coraggiosa opera prima, assurge al ruolo di apologia della diversità e della richiamata necessità di integrazione, proprio perché essa nasce e si incontra in uno dei luoghi più personali dell’esistenza di ognuno di noi: la propria casa.
Daniela Miscia ci accompagna in un percorso dove il diverso, lo sconosciuto (e tutto ciò che comporta) diventa una parte integrante della nostra esistenza, nel momento in cui ci costringe a superare le nostre barriere psicologiche e anche (perché no?) fisiche. Quante volte, infatti, ci si chiude paurosi e pieni di ansia nelle nostre abitazioni, con la porta ben serrata e attenti a non lasciar filtrare alcune elemento di disturbo? Salvo poi, commettere l’errore madornale di aprire, proprio lì, nelle nostre case, una finestra falsa e destabilizzante chiamata televisione. Una finestra che esalta, dicono, i tanti vizi ed i pochi pregi della nostra società.
Per fortuna l’autrice non commette l’errore, molto facile peraltro, di esprimere definitivi giudizi moralistici su questa discutibile società attuale, ma anzi se ne dichiara in qualche modo vittima. Sono le stesse parole della protagonista, di fronte all’invadente incedere di una degna rappresentante dei nostri tempi (tutta apparenza e mondanità), a denunciare la difficoltà di opporre una qualche resistenza.
La protagonista, moglie, mamma e lavoratrice modello (almeno così crede all’inizio) è consapevole del fatuo che la circonda, dell’inutilità e della cattiveria dei tanti pettegolezzi futili, delle maldicenze gratuite e dei pregiudizi insensati. Ne è consapevole, eppure appare inizialmente incapace di opporvi un netto rifiuto, sentendosi, anzi, in qualche modo inferiore a quel mondo basato sulle apparenze.
I guru dell’informatica vogliono farci credere di aver inventato la cosiddetta “realtà virtuale”, ignari del fatto che essa è già stata inventata da tempo immemore da un’altra macchina tanto perfetta quanto un computer: il nostro cervello.
E così, il cervello della protagonista, minato dal virus del fatuo e del falso, comincia ad elaborare fantasie destabilizzanti per il suo rapporto di coppia e, principalmente per se stessa.
Saranno gli occhi di un bambino (anzi di più bambini) a rendere giustizia di questo teatrino dell’assurdo. Non avverrà improvvisamente, ma attraverso un percorso lento, spesso ostacolato dagli adulti, che non riescono a vedere il mondo proprio con quegli occhi puliti di chi, ancora ignaro della grettezza che li circonda, usa solo il cuore per guardare oltre le apparenze. Sono quegli occhi che restituiscono dignità anche agli stessi adulti, a quelle persone che si riscoprono Uomini e Donne (con le iniziali maiuscole e non intesi come scimmiottatori televisivi) in un finale che sa di denuncia e di provocazione.
Perché di fronte a tutti gli avvenimenti in cui l’autrice con abile capacità narrativa immerge il lettore, l’unico ingrediente che riporta giustizia al nostro essere umani è proprio la dignità. Ritrovare la propria dignità, grazie al pianto di una bambina, spazza via ogni incertezza e restituisce la giusta dimensione alla nostra vita. E dico “nostra” perché è questa la sensazione che si ricava leggendo questo romanzo. Un immedesimarsi mutevole, non in uno solo dei protagonisti, ma ora nell’uno, ora nell’altro. In un puzzle multicolore in cui vorremmo soltanto ritrovarci nel giocoso correre di due bambini che coltivano la loro amicizia, o nel pianto di una neonata che, apparentemente sola, scopre l’amore gratuito e disinteressato di chi ritrova il senso della propria vita.

Arturo Bernava

PRESENTAZIONE di Vito Moretti a "EleVateMenti"

Questa raccolta di racconti, in linea con il precedente romanzo di Bernava, si presenta come un insieme di scenari perduti e ritrovati dalla memoria, scenari di vita reali, rimasti sul filo della biografia e riproposti con la loro prepotente carica di significatività, a rammentare che i giuochi dell’esistenza rimangono sempre aperti all’orizzonte dei sentimenti, all’alternativa dell’anima e ai quesiti profondi del cuore e degli affetti, senza tuttavia dimenticare che proprio attraverso il silenzio, o magari nel mezzo d’un soffio breve di vento, o anche per una parola giunta di lontano chissà come e chissà per quali segrete corrispondenze, si può dar luogo ad un livello di maggiore intimità con se stessi e con il mondo.
Che è pure la via — questa — sulla quale torna a farsi urgente il richiamo dell’etica: il bisogno di rintracciare, sotto i cambiamenti del vissuto, le ragioni della bontà, della correttezza e della rettitudine, cioè quelle stesse ragioni che spingono a non tradire mai — pur dopo tanto affaticarsi — il calore dell’amicizia, le energie del perdono e l’impeto della giovinezza, presenti in ogni età e in qualsiasi latitudine.
Ed è proprio in questa prospettiva che i racconti di Bernava si fanno occasioni originali di confronto e di riflessione, e permettono di trasferire quelli che in apparenza sembrano essere solo astratti scenari narrativi in qualcosa di più serio e di più incisivo: in nuclei speculari di fatti e realtà del mondo contemporaneo, in frammenti di condizioni oggettivamente riscontrabili nell’universo sociale della vita odierna, in cui taluni (o forse molti) sperimentano loro malgrado la solitudine, la marginalità, l’abbandono, il dolore ingiusto delle tante privazioni, ed altri (troppi) sono esposti anche ai ricatti dell’inautentico, alle maschere del fittizio, al giogo della mercificazione e all’arroganza dell’egoismo più opportunistico.
Di qui il richiamo di Bernava a guardar bene e a fondo le cose, a non aver timore di aprirsi ai sentimenti migliori e a credere che esista non soltanto la notte, o il buio che occulta, ma anche e soprattutto l’alba, per chi sappia imporsi il desiderio di guardare dinanzi a sé; a credere al giorno, con la sua luce rivelatrice, e a pensare che l’attesa non sia mai un tempo vano, bensì un modo per instaurare cambiamenti e per ritrovare la propria identità più vera.
I racconti, dunque, proprio mentre auspicano — sulla necessaria consapevolezza del cambiamento — un diverso rapporto con il mondo e con gli uomini, spingono via via l’autore a riflettere anche — come si diceva — sulla vita sua, calata, sì, nel presente, ma proiettata per un verso nella direzione del passato, della biografia divenuta ricordo (con gli episodi più esemplari) e, per altro verso, nella direzione del futuro, dove si snodano — in un “viaggio” carico di altre singolarità — i pensieri e le metafore di un intelletto diviso fra certezze e speranze e dove si manifestano le tensioni di un’anima che sa, nondimeno, quanto costi tutto questo, quanto sia duro il cammino su ogni nuovo sentiero e di che prezzo sia la scelta della coerenza e dell’autenticità.
Ecco, allora, che alle “storie” del fuoco e dell’acqua («storie di ultimi», della «grande dignità degli ultimi», e «storie di chi resta», della «pioggia che inonda» e che «cangia»), sopraggiungono quelle della terra e dell’aria (storie di «sere d’inverno», scolpite «nella carne e nei cuori», e storie che «nascono in punti disparati» che «spesso si incontrano»), per rappresentare vicende che si raccolgono nelle voci di persone lontane e vicine, accomunate dai loro drammi e insolite nelle loro capacità di essere e di dire e persino di proporre soluzioni a chi — chiuso nel suo arido spicchio di mondo — resta ad osservare e a giudicare: una piccola umanità di personaggi veri e concreti che — necessitata comunque a vivere — trova non solo la rabbia e la denuncia, il proprio mestiere di vincoli e passioni, ma spesso l’ironia, la smagliatura provvidenziale che tacita l’angoscia, il legame che imprime tuttavia un segno positivo ai costrutti avversi della storia e che, di volta in volta, le consente pure di irridere la cattiva fortuna e di essere persino vittoriosa nella sconfitta.
E in ciò è — a lettura ultimata — il pregio di questo libro, la sua forza specifica ed incomparabile che ne fa, dunque, l’esplorazione lucida ed arguta d’un mondo — quello nostro — che altri dicono razionale e ben lustro di approdi, e che invece lo scrittore, utilizzando gli strumenti del racconto storico-biografico, mostra nelle sue reali fenditure e nei suoi drammatici smacchi.

Vito Moretti



lunedì 1 novembre 2010

Anteprima: IL CORTILE di Daniela Miscia

Daniela Miscia
Il cortile
Presentazione di Arturo Bernava
Copertina di Antonio D'Erasmo
Edizioni Tabula fati
[ISBN-978-88-7475-209-6]
Pag. 200 - € 14,00


Clelia è bella, intelligente, spigliata. Ha un marito attraente, intelligente e colto, di successo, e un figlioletto di cinque anni, assolutamente perfetto. Clelia desidera più di ogni altra cosa essere una donna di classe e circondarsi da cose che glielo ricordino costantemente, quasi fosse quella condizione “perfetta” un rifugio da paure e ansie che non è mai riuscita a placare.
Maddalena è bella, ricca e spregiudicata. Ha un marito che ha il doppio dei suoi anni e un figlioletto nato dalla prima unione. Maddalena desidera più di ogni altra cosa la normalità ma lo nasconde, insieme alle sue quotidiane paure, dietro un atteggiamento arrogante e malizioso.
Flora è una donna appagata e serena. Ha un marito musicista e un figlio che adora. Non c'è nulla che Flora desideri oltre alla serenità che già possiede e che spande intorno a sé.
Tre donne, tre vite diverse giocate secondo principi quasi antitetici, che allontanano Clelia e Maddalena da Flora perché non risponde ai canoni che si sono prefissate.
Permettere ad altri l'ingresso nella propria esistenza governata dall'apparenza e dalla mondanità potrebbe alterare in Clelia, ancorché lievemente, la percezione di ciò che fino ad allora è sembrato buono e giusto, ma buono e giusto non è.
L'accettazione del diverso assume allora una valenza enorme e invalicabile, come i gradini che dividono due abitazioni, due famiglie, due vite, per ricomporsi solo alla fine, seguendo le ragioni del cuore.

Anticipazione: "EleVateMenti" di Arturo Bernava

Quattordici racconti, narrati dai quattro elementi della filosofia greca. Fuoco, acqua, terra e aria, raffinati cantori dell’amore, della morte, della gioia e della sofferenza. E poi il Vate che canta la sua terra, canta alla luna e incita i suoi conterranei ad elevare le menti e le anime, per volare alto sulle miserie del mondo.
Un gioco di parole, ele vate menti. Ma che cosa sono le parole se non la risultante di un gioco magico, chiamato poesia?


Arturo Bernava
EleVateMenti
Presentazione di Vito Moretti
Copertina di Massimiliano Reggi
Edizioni Tabula fati
[ISBN-978-88-7475-208-9]
Pag. 144 - € 11,00

http://www.edizionitabulafati.it/elevatementi.htm


lunedì 13 settembre 2010

Presentazione: VIAGGI DELLA MEMORIA (Rapolano Terme, Giovedì 23 settembre 2010)

RAPOLANO TERME – Per la Rassegna “Molinello Eventi”, promossa dal Comune di Rapolano Terme, giovedì 23 settembre 2010, alle ore 21,00, presso il Centro Servizi Turistici – Piazza del Teatro, avrà luogo l’incontro con Bruno Fontana, sceneggiatore, regista e giornalista.
L’autore presenterà il suo libro “Viaggi della memoria” (Tabula fati, Chieti 2010).
Interverranno il Sindaco Emiliano Spanu, l’Assessore alle Pari Opportunità Valentina Magi, l’Assessore alla Cultura e Turismo Ivo Coppola e Bruno Fontana.
L’intervista è a cura di Nicla Morletti, ideatrice e segretario generale del Premio Letterario Internazionale Il Molinello.

Bruno Fontana è nato in Tunisia, ha studiato in Francia e negli Stati Uniti. Dal 1968 vive a Roma dove si dedica prima al cinema, scrivendo e realizzando alcuni film, tra i quali “Il tempo delle belve”, tratto dal suo romanzo omonimo e successivamente alla professione di giornalista e scrittore.
Nel 1989 fonda l’Agenzia Letteraria Il Segnalibro di Roma. Riceve il Premio alla Cultura della Presidenza del Consiglio nel 1992.
Tra le sue opere pubblicate: “Les fruits verts” (Parigi 1961), “Parallels” (New York 1996), “Donne di New York” (Roma 1998), “Specchio perverso” (Roma 1993), “L’Italia dei sequestri” (Roma 1994), “Terra senza tempo” (Chieti 1997, Premio Speciale della Giuria Molinello 2010), “La notte della falce” (Roma 1999), “Italia Squillo” (Firenze 2001). Nel 2003 partecipa all’antologia “Autori contro la guerra”, insieme tra gli altri a Giorgio Bocca, Dario Fo, Mario Luzi, Gianni Vattimo, Vauro, Dario Remigi, Nicla Morletti.

Presentazione: VIAGGI DELLA MEMORIA (Rapolano Terme, Giovedì 23 settembre 2010)

Per la Rassegna “Molinello Eventi”, promossa dal Comune di Rapolano Terme, giovedì 23 settembre 2010, alle ore 21,00, presso il Centro Servizi Turistici – Piazza del Teatro, avrà luogo l’incontro con Bruno Fontana, sceneggiatore, regista e giornalista.
L’autore presenterà il suo libro “Viaggi della memoria” (Tabula fati, Chieti 2010).
Interverranno il Sindaco Emiliano Spanu, l’Assessore alle Pari Opportunità Valentina Magi, l’Assessore alla Cultura e Turismo Ivo Coppola e Bruno Fontana.
L’intervista è a cura di Nicla Morletti, ideatrice e segretario generale del Premio Letterario Internazionale Il Molinello.

Bruno Fontana è nato in Tunisia, ha studiato in Francia e negli Stati Uniti. Dal 1968 vive a Roma dove si dedica prima al cinema, scrivendo e realizzando alcuni film, tra i quali “Il tempo delle belve”, tratto dal suo romanzo omonimo e successivamente alla professione di giornalista e scrittore.
Nel 1989 fonda l’Agenzia Letteraria Il Segnalibro di Roma. Riceve il Premio alla Cultura della Presidenza del Consiglio nel 1992.
Tra le sue opere pubblicate: “Les fruits verts” (Parigi 1961), “Parallels” (New York 1996), “Donne di New York” (Roma 1998), “Specchio perverso” (Roma 1993), “L’Italia dei sequestri” (Roma 1994), “Terra senza tempo” (Chieti 1997, Premio Speciale della Giuria Molinello 2010), “La notte della falce” (Roma 1999), “Italia Squillo” (Firenze 2001). Nel 2003 partecipa all’antologia “Autori contro la guerra”, insieme tra gli altri a Giorgio Bocca, Dario Fo, Mario Luzi, Gianni Vattimo, Vauro, Dario Remigi, Nicla Morletti.

martedì 13 luglio 2010

LA MONETA DI SATANA alla XV Rassegna EDITORIA ABRUZZESE (Pescara 16-22 Luglio 2010)

XV Rassegna EDITORIA ABRUZZESE

16-22 Luglio 2010
Museo delle Genti d’Abruzzo
Via delle Caserme n. 22
PESCARA
Orario: 18.00 – 24.00




Domenica 18 Luglio

ore 19.30
Edizioni Tabula fati
Presentazione del libro
LA MONETA DI SATANA
di Cosimo Massaro
Presenterà Gianluca Monaco

venerdì 18 giugno 2010

Presentazione a MANDURIA (Domenica 20 Giugno, ore 20,00)

"Nel tempo dell'inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario" (George Orwell)

Domenica 20 Giugno, ore 20,00
presso la mostra d'arte "Creatività 2010" in Via S. Gigli n. 33 di MANDURIA (TA)
Paolo Piccione ed Ivan Cavallo presentano
La Moneta di Satana
il romanzo di Cosimo Massaro


lunedì 7 giugno 2010

RECENSIONE di Piero Vassallo

Cosimo Massaro, romanziere giallo intorno alla banca iniziatica

I frequentatori dei pensieri normali e terrestri hanno un rapporto difficile con il cielo astratto e fumoso in cui volano i maghi dell'alta e occulta finanza.
Con qualche difficoltà gli uomini pedestri si addentrano nella logica truffaldina che governa le catene di sant'Antonio striscianti nel mercato finanziario legittimato.
Si tratta di catene scabrose, forgiate dai finanzieri miracolisti alla Madoff, per il danno degli incauti risparmiatori, che sono attratti e sedotti dalla promessa di guadagni garantiti.
Quando gli uomini della strada apprendono che Madoff, è stato ultimamente riconosciuto colpevole di mostruose malefatte e condannato a 150 anni di galera, hanno difficoltà a vedere la ragione dell'evidente assenza di guinzagli ossia leggi intese a impedire (prevenire) il trionfale & libero & soggiacente ingresso dell'azzardo e della truffa nelle case dei risparmiatori.
Si sa che la mano magica del libero mercato non ammette intralci. E che in nessun modo agli esclusi dal mistero — agli exoterici, ai profani, agli ingenui, ai risparmiatori — è consentito di sapere quali strade legali sono percorse dalla truffa iniziatica, che ha recato danno irreparabile ai fiduciosi, ai sobri e agli onesti, prima di causare la catastrofe generale dell'economia.
La semplicità del pensiero comune, nel migliore dei casi, approda alla seguente conclusione: l'economia è infiltrata-infestata da truffatori del genere felicemente rappresentato dai venditori (con regolare licenza) dell'inflactus, la macchinetta al centro di una vecchia, divertente gag dei comici Stanlio e Ollio.
Fuor dell'umoristica metafora, sorgono e incalzano domande ansiogene: nel sottosuolo dell'economia reale chi fabbrica e gestisce l'inflactus? Chi ne autorizza la vendita? Che origine infernale hanno i devastanti princìpi, le cabale che ispirano i ciarlatani della risma di Madoff? E' legittimo il sospetto di una connessione tra la mitologia (illuministica & liberale) intorno alla mano magica del mercato e la licenza di truffa?
Di recente un agricoltore lombardo ha illustrato il meccanismo che consente a lui, coltivatore di soia, di ottenere un soddisfacente guadagno senza eccessiva fatica. L'economia avanzata, peraltro, produce ricchezza a una velocità nel passato impensabile. Il lavoro richiesto per la produzione di un kg di pane oggi si misura in minuti, un tempo si misurava in ore. E il profano si chiede: come è possibile che accanto un'economia "veloce" e prospera (affluente) come la nostra si trovi un debito pubblico mostruoso?
Dall'uomo della strada e dall'uomo del bar non ci si attendono discorsi elevati e sottili come quelli dei finanzieri. Ma alla fine la domanda rimane nell'aria: dove va a finire, in quali tasche trova rifugio la ricchezza prodotta ad alta velocità?
Sappiamo con certezza che la classe politica veste abiti con tasche molto capienti. Tuttavia rimane il sospetto che una parte ingente della moderna ricchezza finisca nelle astratte (astratte?) tasche dei titolari delle stamperie di carta moneta.
L'uomo comune non riesce a debellare l'idea di una mostruosa, magica lotteria. L'ombra del complotto si aggira nei suoi pensieri. Narrata da Marcello Norberto Guidasci, la scollacciata storiella del miracolista economico che abusa del risparmiatore sembra lo specchio della realtà soggiacente all'enormità del potere assegnato ai manipolatori del debito pubblico.
Il professore Giacinto Auriti, dell'Università di Teramo, ha tentato di introdurre gli utenti e i frequentatori del senso comune nel tenebroso tempio della carta moneta e dei suoi occulti signori.
L'uomo comune annusa l'odor di bruciato e l'odor di mascalzone in frac. Sospetta l'esistenza della parentela tra banca e sodomia cui allude il barzellettiere Guidasci. Intravede la sontuosa macchina del signoraggio e orecchia la rima con ingranaggio. Ma non riesce a seguire il filo del sottile ragionamento del professore Auriti. Perfino un economista diffidente e sospettoso quale fu Giano Accame faticava al seguito di Giacinto Auriti e Ezra Pound.
Il fumo del romanzo giallo è nel soffio metafisico (cioè altamente speculativo) della banca, respiro vizioso che intossica l'economia e avvilisce la creatività dell'uomo moderno. Ora l'anticonformista Cosimo Massaro è autore di un avvincente e ben congegnato romanzo poliziesco, "La moneta di satana", in questi giorni edito da Tabula Fati in Chieti.
Attraverso una sequela di colpi di scena, l'autore si addentra nelle righe dell'incomprensibile mondo bancario. Prende per mano il lettore e lo fa entrare, alla luce baluginante delle tesi di Auriti, nel fumo giallo della banca sovrana. Dove si svolge la guerra dell'oro contro il sangue.
Il fascino del racconto non risiede nella divulgazione delle complicate tesi formulate dal geniale professore abruzzese, ma nella rappresentazione del fitto mistero che circonda gli atti delle banche di emissione e d'usura. E nell'attitudine a destare il desiderio di una politica capace di mettere la mordacchia agli speculatori.

Piero Vassalllo

martedì 18 maggio 2010

“La moneta di Satana”, il romanzo rivelatore di Cosimo Massaro

Sarà presentato il 29 maggio presso la libreria Agorà di Manduria

Fortissimo entusiasmo e grandi attese per l’uscita del primo romanzo di Cosimo Massaro “La moneta di Satana” edito dalla casa editrice Tabula Fati di Chieti. Cosimo Massaro poliedrico artista di origini savesi, coniugato a Manduria, arredatore di professione, abile conoscitore di arti marziali e orientali, sensibilmente vicino alla cultura in tutte le sue sfumature (fa parte di Associazioni attive nel campo sociale) realizza finalmente il suo sogno, quello di scrivere un romanzo di contenuto socio-economico. La trama avvincente cattura ogni genere di lettore dal più curioso al più competente estimatore del romanzo thriller, tenendo tutti incollati alle pagine del libro fino alla fine del racconto. La storia è ambientata in luoghi oscuri, sinistri e ricchi di suspense, conferendo uno sfondo originale a tutta la narrazione.

Un noto giornalista della RAI, Enrico Costa, viene ritrovato ucciso nel suo appartamento. Le indagine del caso rivelano subito che la vittima risultava scomoda a grossi poteri massonici-mafiosi; egli infatti stava lavorando su una scottante inchiesta, affiancato nelle ricerche dal suo collaboratore e archeologo Alessandro Matus, uomo poliedrico, dinamico e grintoso. Sarà proprio quest'ultimo a far luce sulla colossale truffa conosciuta con il nome di Signoraggio. Egli spiegherà come un sistema diabolico sia stato ideato oltre trecento anni fa da una élite massonico-bancaria per soggiogare tutti i popoli del mondo, e che ancora oggi persiste.
Ambiguità contemporanee e arcani del recente passato fanno da sfondo a fughe rocambolesche, spettacolari inseguimenti e scottanti rivelazioni che rendono la trama avvincente e il finale entusiasmante.


Il romanzo è stato già presentato giovedì 13 maggio a Sant’Eusanio del Sangro (Chieti), per l’evento “Settimana contro l’usura” a cui l’autore ha partecipato come ospite.
Sabato 29 Maggio, invece, si terrà la presentazione ufficiale presso la libreria Agorà di Manduria alle ore 18.
L’evento, fortemente voluto dall’Associazione culturale SEFIRA di Manduria, vuole suscitare le coscienze popolari alla consapevolezza dell’artificioso sistema monetario attuale. La serata si avvarrà della presenza dello stesso autore e dell’avvocato Antonio Pimpini, relatore del recente convegno”Sete di giustizia”, tenutosi il 7 marzo scorso presso la sede della provincia di Pescara, e il dibattito verterà sulle tematiche più salienti del romanzo, quali la perdita della sovranità monetaria da parte degli Stati, la supremazia delle banche centrali nei confronti dei popoli e il signoraggio bancario. Si analizzeranno la vita e l’opera dell’emerito prof. Giacinto Auriti, e le finalità della sua scuola monetaria sottolineando l’impegno profuso negli anni e le iniziative contro l’attuale sistema monetario (usurocratico).
L’Associazione SEFIRA invita la cittadinanza tutta.

http://www.manduriaoggi.it/notizia.asp?idnews=5880

domenica 16 maggio 2010

Una foto della presentazione di VIAGGI DELLA MEMORIA a Torino



Bruno Fontana, Marco Solfanelli e Carla Dolazza
presentano il libro di Bruno Fontana
VIAGGI DELLA MEMORIA

lunedì 3 maggio 2010

Presentazione al XXIII SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO (Domenica, 16 maggio ore 11,00)

REGIONE ABRUZZO
Assessorato Sviluppo del Turismo, Politiche Culturali

Servizio Politiche Culturali


Torino Lingotto Fiere
XXIII SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO
13 – 17 Maggio 2010

Stand R 34 Padiglione 3


Domenica, 16 maggio ore 11,00
Viaggi della memoria

di Bruno Fontana
Coordinatore Marco Solfanelli
Edizioni TABULA FATI

sabato 3 aprile 2010

Novità: VIAGGI DELLA MEMORIA di Bruno Fontana

Parlando di alcuni turisti inglesi alloggiati in una locanda indonesiana, Joseph Conrad, nel suo Lord Jim, ne sottolineava la scarsa attitudine a quell’avventura che sempre è un viaggio, e definiva i loro “cervelli chiusi come i bauli che avevano lasciato nelle stanze al piano di sopra”.
Sono ancora molti a viaggiare così, chiusi alle infinite possibilità che la rotta intrapresa propone, limitandosi a godere ciò che è conforme all’idea di partenza, senza permettere alla propria mente, ma anche all’anima di “farsi paracadute”, e librarsi sopra quei mondi sconosciuti e immergersi in tutto ciò che possono offrire.
È quest’ultima la visione adottata da Bruno Fontana nella trascrizione dei suoi itinerari, e che descrive nei Viaggi della memoria in modo superbo, facendone delle perle del cuore, della cultura, dell’anima, e rendendoli nuovi anche a chi c’è già stato. Sì, perché una città raccontata da un altro ha un sapore diverso, assume una sfaccettatura che forse è sfuggita ad un tour frettoloso, la rende meno nota e più misteriosa.
Così New York e Djerba, come Boston, Parigi e Copenhagen, Montreal, New Orléans ed Aix en Provence, ma anche Israele e la Tunisia, assumono connotazioni tanto particolari da far sorgere al lettore il dubbio che esistano davvero…


Bruno Fontana
VIAGGI DELLA MEMORIA
Dall’isola dei Lotofagi alla città degli Spiriti

Presentazione di Massimo Mongai
Edizioni Tabula fati
[ISBN-978-88-7475-191-4]
Pag. 104 - € 8,00

http://www.edizionitabulafati.it/viaggidellamemoria.htm

giovedì 18 marzo 2010

Giovanni Buzi (1961-2010)

Giovanni Buzi (Gianni) si è spento il 17 marzo 2010 dopo una lunga lotta contro il cancro. Pittore, scrittore, insegnante, era prima di tutto un essere libero, creativo e amante. Nato a Vignanello (provincia di Viterbo), il 10 marzo 1961, era andato a vivere a Roma all’ età di 18 anni per studiare l’Accademia delle Belle Arti e la letteratura nell’ambiente vibrante ed emancipatore dell’Italia di allora. Il suo umanesimo ateo si manifestava con una curiosità universale. La scoperta di altre persone, di altre culture, d’altre fonti di bellezza non hanno smesso di animarlo. Per lui l’unica oscenità era l’arroganza dei potenti e la rassegnazione dei sottomessi. Ha affrontato la malattia con un coraggio e una lucidità eccezionali. Si è fatto amare da tutti quelli che l’hanno curato. Durante i pochi mesi di tregua dal male, fra settembre e dicembre 2009, aveva dipinto centinaia di quadri che terranno viva la sua presenza. Quando ha saputo che non c’era più nessuna speranza, ha deciso di morire nella dignità e ha scelto il momento della sua partenza. Sopravviverà attraverso la sua pittura, la sua scrittura e l’immenso amore che ha dato in ogni momento della sua vita.



La cremazione del corpo si farà il martedi 23 marzo alle 13.15 nel crematorio di Uccle, a Bruxelles

Son site internet http://giovannibuzi.net/ sera maintenu.



Laurent Vogel, il suo compagno di vita e amore dal 1984