lunedì 7 giugno 2010

RECENSIONE di Piero Vassallo

Cosimo Massaro, romanziere giallo intorno alla banca iniziatica

I frequentatori dei pensieri normali e terrestri hanno un rapporto difficile con il cielo astratto e fumoso in cui volano i maghi dell'alta e occulta finanza.
Con qualche difficoltà gli uomini pedestri si addentrano nella logica truffaldina che governa le catene di sant'Antonio striscianti nel mercato finanziario legittimato.
Si tratta di catene scabrose, forgiate dai finanzieri miracolisti alla Madoff, per il danno degli incauti risparmiatori, che sono attratti e sedotti dalla promessa di guadagni garantiti.
Quando gli uomini della strada apprendono che Madoff, è stato ultimamente riconosciuto colpevole di mostruose malefatte e condannato a 150 anni di galera, hanno difficoltà a vedere la ragione dell'evidente assenza di guinzagli ossia leggi intese a impedire (prevenire) il trionfale & libero & soggiacente ingresso dell'azzardo e della truffa nelle case dei risparmiatori.
Si sa che la mano magica del libero mercato non ammette intralci. E che in nessun modo agli esclusi dal mistero — agli exoterici, ai profani, agli ingenui, ai risparmiatori — è consentito di sapere quali strade legali sono percorse dalla truffa iniziatica, che ha recato danno irreparabile ai fiduciosi, ai sobri e agli onesti, prima di causare la catastrofe generale dell'economia.
La semplicità del pensiero comune, nel migliore dei casi, approda alla seguente conclusione: l'economia è infiltrata-infestata da truffatori del genere felicemente rappresentato dai venditori (con regolare licenza) dell'inflactus, la macchinetta al centro di una vecchia, divertente gag dei comici Stanlio e Ollio.
Fuor dell'umoristica metafora, sorgono e incalzano domande ansiogene: nel sottosuolo dell'economia reale chi fabbrica e gestisce l'inflactus? Chi ne autorizza la vendita? Che origine infernale hanno i devastanti princìpi, le cabale che ispirano i ciarlatani della risma di Madoff? E' legittimo il sospetto di una connessione tra la mitologia (illuministica & liberale) intorno alla mano magica del mercato e la licenza di truffa?
Di recente un agricoltore lombardo ha illustrato il meccanismo che consente a lui, coltivatore di soia, di ottenere un soddisfacente guadagno senza eccessiva fatica. L'economia avanzata, peraltro, produce ricchezza a una velocità nel passato impensabile. Il lavoro richiesto per la produzione di un kg di pane oggi si misura in minuti, un tempo si misurava in ore. E il profano si chiede: come è possibile che accanto un'economia "veloce" e prospera (affluente) come la nostra si trovi un debito pubblico mostruoso?
Dall'uomo della strada e dall'uomo del bar non ci si attendono discorsi elevati e sottili come quelli dei finanzieri. Ma alla fine la domanda rimane nell'aria: dove va a finire, in quali tasche trova rifugio la ricchezza prodotta ad alta velocità?
Sappiamo con certezza che la classe politica veste abiti con tasche molto capienti. Tuttavia rimane il sospetto che una parte ingente della moderna ricchezza finisca nelle astratte (astratte?) tasche dei titolari delle stamperie di carta moneta.
L'uomo comune non riesce a debellare l'idea di una mostruosa, magica lotteria. L'ombra del complotto si aggira nei suoi pensieri. Narrata da Marcello Norberto Guidasci, la scollacciata storiella del miracolista economico che abusa del risparmiatore sembra lo specchio della realtà soggiacente all'enormità del potere assegnato ai manipolatori del debito pubblico.
Il professore Giacinto Auriti, dell'Università di Teramo, ha tentato di introdurre gli utenti e i frequentatori del senso comune nel tenebroso tempio della carta moneta e dei suoi occulti signori.
L'uomo comune annusa l'odor di bruciato e l'odor di mascalzone in frac. Sospetta l'esistenza della parentela tra banca e sodomia cui allude il barzellettiere Guidasci. Intravede la sontuosa macchina del signoraggio e orecchia la rima con ingranaggio. Ma non riesce a seguire il filo del sottile ragionamento del professore Auriti. Perfino un economista diffidente e sospettoso quale fu Giano Accame faticava al seguito di Giacinto Auriti e Ezra Pound.
Il fumo del romanzo giallo è nel soffio metafisico (cioè altamente speculativo) della banca, respiro vizioso che intossica l'economia e avvilisce la creatività dell'uomo moderno. Ora l'anticonformista Cosimo Massaro è autore di un avvincente e ben congegnato romanzo poliziesco, "La moneta di satana", in questi giorni edito da Tabula Fati in Chieti.
Attraverso una sequela di colpi di scena, l'autore si addentra nelle righe dell'incomprensibile mondo bancario. Prende per mano il lettore e lo fa entrare, alla luce baluginante delle tesi di Auriti, nel fumo giallo della banca sovrana. Dove si svolge la guerra dell'oro contro il sangue.
Il fascino del racconto non risiede nella divulgazione delle complicate tesi formulate dal geniale professore abruzzese, ma nella rappresentazione del fitto mistero che circonda gli atti delle banche di emissione e d'usura. E nell'attitudine a destare il desiderio di una politica capace di mettere la mordacchia agli speculatori.

Piero Vassalllo

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