lunedì 14 gennaio 2013

LA POLVERE SUL CUCU', recensione di Renzo Montagnoli


La polvere sul cucù
di Vito Moretti
Edizioni Tabula Fati
Narrativa raccolta di racconti
Collana Nuove scritture
Pagg. 168
ISBN 978-88-7475-300-0
Prezzo € 13,00


La grandezza degli umili



“ …Il viso di Ettore riprese forma al chiarore che si rovesciava dal taglio della porta e la strada sembrò per poco animarsi nelle sue ombre e nei suoi bracci notturni; pareva anzi che la luna, uscita all’improvviso dai brandelli di due nuvole, rotolasse con il suo disco sui cespugli e sui tetti prima di tornare ad abbuiarsi nel gelo della notte….”


Di Vito Moretti, autore di alcuni volumi di saggistica e soprattutto di sillogi poetiche avevoletto Luoghi, una raccolta di riuscite poesie ispirate da viaggi, fra le quali quelle frutto di un itinerario in Terrasanta mi avevano colpito in modo particolare per la capacità di percepire con il cuore e tradurre in versi ciò che va oltre la razionalità matematica del lavoro della mente. In particolare, in quelle e in altre, avevo rilevato una religiosità non di maniera, ma frutto di un’innata sensibilità nei confronti della natura, ispiratrice quasi mistica e fonte di latenti opportunità per volgersi alla trascendenza. Ora, questa raccolta di 21 racconti, intitolata La polvere sul cucù, conferma il mio giudizio positivo sulle qualità dell’autore.
Si tratta di prose certamente non lunghe, con tematiche diverse, scritte con una creatività del tutto particolare, dal risultato assai gradevole, nelle quali è presente la vocazione di estensore di versi, tanto che questi brani possono essere definiti vere e proprie prose poetiche, sia per l’armonia che le accompagna, sia per un generale equilibrio di struttura, in grado di sintetizzare vicende e concetti.
Ciò che accomuna inoltre i racconti sono i protagonisti, esseri umili, ma dotati di una grande carica umana che li rende attori unici e principali, portatori di un linguaggio di pace che li eleva a simboli di come dovrebbe essere l’uomo se segue, per intima convinzione, il pensiero del Cristo. Siamo in presenza  di una religiosità al di fuori dei vincoli ben precisi della Chiesa e che riscopre una spiritualità innata che nel messaggio di Gesù trova la sua definitiva affermazione.
Dal sacerdote che vive la Messa in Le mani del prete alla sofferta, ma convinta rinuncia di Teresa in Il fiume nella notte, senza dimenticare l’ascetica figura di Michele in Il martedì della visita, si esplicita un corale messaggio che, senza esaltare i personaggi in se stessi, ci porta a considerare una natura umana fondamentalmente tesa al bene, qualora lontana dalle spire tentatrici del denaro e del potere.
E’ una mano felice quella dell’autore, che mai s’impone sul lettore, ma che gli porge vicende attraenti in cui lo sfondo armonico della poesia offre un considerevole contributo. Così le descrizioni dei paesaggi risaltano come panorami nei quadri del Canaletto, mentre le atmosfere, nel complesso pacate, tranne che nel drammatico Il presagio del gelo, sono sempre frutto di un’attenta ricostruzione che avvolge il lettore fin dalle prime righe. In Moretti ci sono sensibilità e delicatezza, rispetto per gli esseri umani quando essi vivono e magari soffrono per la loro dignitosa umiltà; e anche i temi scabrosi sono affrontati in punta di penna, tanto da riuscire perfino a colorare di un soffuso e tenue rosa una relazione omosessuale (L’altro bene).
Sono brani che nel complesso risultano di elevato valore, che riescono a coinvolgere e che, pagina dopo pagina, portano a una grande serenità.
E’ evidente che ci troviamo di fronte a un lavoro assai valido, ampiamente meritevole di lettura.





Vito Moretti, originario di San Vito Chietino, risiede a Chieti. È poeta in lingua e in dialetto e critico letterario. Ha esordito con alcuni poemetti sul finire degli anni Sessanta e,successivamente, ha dato alle stampe varie raccolte di versi, un libro di racconti e alcuni volumi di saggistica. È tradotto nelle principali lingue moderne.

Renzo Montagnoli



venerdì 6 luglio 2012

Recensione su Dictmundi


Daniela Miscia: «Il cortile», Tabula Fati - Chieti
Nel “cortile” della Miscia è rinchiuso tutto l’effimero del moderno, il patinato del successo, il costo del vivere “in carriera”. Ma nello stesso cortile si riscopre il senso autentico della vita, i valori che i rotocalchi alla moda dileggiano tra pagine asfissianti di pubblicità alimentando sogni, desideri, ambizioni spesso costruite nel vuoto. Chi, come me, ha vissuto anni in azienda non può stupirsi di ritrovare nei protagonisti del romanzo volti noti, esperienze note, vicende sofferte e ascoltate sorseggiando un caffè alla solita macchinetta durante le pause di lavoro. Storie di donne in carriera e di amori difficili, di piccoli tradimenti familiari, di figli sballottati e abbaglianti modelli inconclusi di vita.
Certo, non scopriamo solo in questi nostri tempi tormentati dallo spread che sale e discende la vanagloriosa ansia di piccole escalation sociali. La meravigliosa Jane Austen ha costruito memorabili volti di donne che avevano come unico progetto di vita quello di salire un gradino nella scala sociale. Altri tempi, altre storie, stesse piccole ottiche di vita: abbagli, fuochi d'artificio che spesso lasciano sapori dal gusto amaro. Vanitas vanitatum: come in certi squarci d'autori del classico fiammingo che hanno saputo velare l'effimero con una leggera patina di polvere, con un piccolo bruco in agguato al paniere scintillante di colori e di frutta, con l'orlo della cassapanca appena incisa dal tarlo. Tutto ciò si squaglia e si disperde: omnes velut aqua dilabimur: "Andai nello spogliatoio, presi l'abito di seta verde e andai in cucina. Lo tagliai a strisce e ad ogni striscia stavo un po' meglio. Un taglio per Maddalena che mi aveva spinto a comprarlo. Un taglio per Giorgio che aveva visto la mia scollatura e le mie spalle nude, si era sentito in diritto di prendersi anche il resto. Un taglio anche per il direttore che mi aveva sbavato addosso appena tolto il cappotto. Un altro per le colleghe, che non avevano smesso un attimo di spettegolare e malignare. L'ultimo era stato per me, per quello che era diventata, per quello che non volevo essere mai più". (pag.101)
E un taglio ai pregiudizi; alla fine si squagliano anche i pregiudizi. I timori per il "diverso", il vicino di casa , un violinista di origine slave e, quindi, da tenere in solida disparte come suo figlio, senza accorgersi di quanta umanità, quanta leggerezza poetica, quanta musica e arte si nascondono nel cuore e nell'animo dell'uomo ovunque egli sia e nasca. Personalmente ricordo il fascino che ho subito molti anni fa, in Romania, durante la famigerata cura Ceausescu, nell'udire il suono dolcissimo e liberatorio che s'involava con le note del flauto di pan da parte di ragazzini poveri, macilenti e sudici che mi chiedevano un "lei", uno spicciolo, in cambio di musiche colme di stupore celeste. Certamente di una grande ricchezza d'animo. Lo capisce il piccolo Edo quando scopre che il suo amichetto Tonio, il figlio del violinista bulgaro, vive al di là del cortile, in una casa dove sulla parete di una stanza è dipinto un acquario: "Mamma, non puoi capire che cose belle mi ha fatto vedere Tonio in casa sua ieri: pensa ha una stanza che è un acquario, con tanti pesci colorati, dai nomi strani, con gli spillini sopra le pinne, i martelli addirittura..." (pag.86). Già, ma come fa una madre a far capire al proprio figlio che "Tonio non è la migliore delle compagnie, la più adatta..." (pag. 93)
Gli occhi dell'infanzia sanno vedere, oltre i confini del cortile, il vero dell'esistere e l'infinito che avvolge l'autenticità della vita con la fantasia dell'arte. Ma lo scopriranno anche le protagoniste del racconto, quando il velo dell'effimero verrà finalmente dissolto svelando la pochezza del fatuo e dei miti illusori che calcano il prato del "cortile" di Daniela Miscia. Un cortile dove si intrecciano storie di moderne avventure, storie che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni, amori, sospetti, gelosie, separazioni, figli. Dove la vita scavalca la cronaca per farsi documento di storia e di attualità e la pagina assorbe con snellezza descrittiva e rapidità quasi giornalistica il susseguirsi delle vicende che coinvolgono le tre protagoniste del racconto: la disinvolta e tragica Maddalena, "una donna sola, che ha cercato di riempire i suoi vuoti nei modi peggiori"(pag.180), la modesta e"ordinaria" Flora così simile a Olivia, la fidanzata di Braccio di Ferro (pag 88), la bella e ambiziosa Clelia che si sforza di vivere una vita che non le appartiene e solo dopo un faticoso percorso catartico di sbagli e di abbagli si accorge che "se si fosse lasciata guidare dal cuore non si sarebbe persa" (pag.175).
Una bella e gradevole lettura per riflettere su quello che siamo.
(Commento di Pier Luigi Coda)

mercoledì 23 maggio 2012

Lettera di un lettore


Gent.le dott.ssa Bocchi,

mi chiamo D. Ho letto il suo libro "Io mi taglio. Diario di una borderline" e volevo ringraziarla per aver dato voce a quello che le persone affette da questa patologia provano ed al loro percorso per riuscire a convivere con essa. La sospensione del giudizio e lo sforzo di capire che l'essenza delle persone che abbiamo di fronte spesso non coincide con l'immagine che di loro ci siamo fatti già prima di conoscerle nel loro profondo sono atteggiamenti che si dovrebbero applicare sempre nella vita, ma in questi contesti sono ancor di maggior importanza per non ferire ulteriormente queste persone.

In quest'ultimo periodo ho cercato di leggere molto su questo disturbo (e tra qualche riga capirà il perché), ma al di là di molte descrizioni tecniche, non ho mai trovato chi desse voce all'animo di queste persone e al faticoso percorso che è possibile intraprendere per riuscire a guardare al futuro con speranza.

Non sono quindi arrivato casualmente a leggere il suo libro, ma in seguito ad una esperienza che mia moglie ed io abbiamo vissuto negli ultimi mesi e che personalmente mi ha suscitato molte domande a cui, in questo periodo, con difficoltà sto tentando di dare risposta. Mia moglie ed io non abbiamo figli e da un po' di tempo abbiamo iniziato il percorso dell'adozione. Durante questo percorso abbiamo conosciuto una comunità di minori che stiamo da qualche mese frequentando con una certa regolarità come volontari e che ci ha permesso di venire a contatto con le realtà di bambini ed adolescenti in difficoltà. E' in questo contesto che abbiamo conosciuto R., una ragazza di 15 anni, che ha iniziato a manifestare i comportamenti che lei descrive nel suo libro. Dopo un paio di episodi gravi in cui è stata pericolosa per sé e per gli altri bambini della comunità, è stata ricoverata in ospedale dove le è stato diagnosticato il disturbo borderline di personalità. R. ha una situazione familiare alle spalle molto difficile; una mamma con problemi psichiatrici, un padre alcoolista e lei che passa da una comunità all'altra. Le siamo state particolarmente vicino in questo periodo che ha trascorso in ospedale. Ora R. è stata dimessa e trasferita in un'altra comunità. Motivo: salvaguardare gli altri bambini all'interno della comunità. R., ci è stato detto, non ha bisogno di una comunità educativa (quella dove l'abbiamo conosciuta), bensì di una comunità terapeutica, di un luogo dove possa essere seguita con un rapporto uno a uno. I medici consigliavano un incontro giornaliero con uno psicologo oltre alla terapia farmacologica. Sta di fatto che oggi lei invece è stata trasferita in un'altra comunità educativa con le stesse caratteristiche di quella dove era. Questo perché i servizi sociali competenti ritengono errata la diagnosi fatta (non voglio pensare che sia solo un motivo economico). Ora noi non sappiamo dove lei sia, non abbiamo possibilità di contattarla per sapere come sta. Il messaggio è stato chiaro "recidere tutti i rapporti con lei". Un messaggio che non ci è stato comunicato apertamente, ma tra le righe.

Ora non credo sia nell'interesse di R. troncare tutte le relazioni instaurate, soprattutto se queste relazioni sono positive (ho avuto modo di conoscere alcune compagne di classe e di vedere il bel rapporto che si era instaurato tra lei e le altre compagne; ho parlato più volte con la rappresentante della sua classe, una signora veramente in gamba che ha capito la situazione e ha saputo gestire questo momento difficile; la direttrice della scuola aveva preparato la classe all'arrivo a suo tempo di R.); mi chiedo cosa penserà R. in seguito a questo ennesimo abbandono? E R. era molto sensibile a questo aspetto. Pensi che in un paio di occasioni ci disse "Ma voi quando avrete adottato un bambino verrete ancora a trovarci? Lo so che non verrete più a trovarci.".

Quale futuro può aspettarsi R.? Cosa possiamo fare noi per il suo futuro, per farle capire che la vita non è fatta solo di continui schiaffi in faccia? Queste sono le domande a cui non so dare risposta e che mi fanno provare un senso di impotenza che non riesco a placare.

Le sarei grato se mi potesse dare un suo parere.

Grazie

Diego

P.S.: un grazie anche alla sua co-autrice Cassandra. La profondità delle emozioni e dei pensieri di queste persone sono di gran lunga superiori ai problemi che il loro disturbo a volte comporta, anche se non va sottovalutato. Una profondità che non è semplice trovare, nemmeno tra le persone “normali”, ma che sempre più spesso scopro nelle persone “speciali”. In bocca al lupo.

 
Carissimo Diego, innanzitutto complimenti per la vostra profondità d'animo, la vostra sensibilità e generosità. il mondo sarebbe migliore se esistessero più persone come voi. Purtroppo capisco bene il senso di impotenza che si prova in determinate situazioni ed è terribile! Non so rispondere alle sue domande perché ci vorrebbe una sfera di cristallo per farlo, ciò che penso però è che la ragazza avrebbe bisogno di una clinica specializzata. E avrebbe bisogno di persone che le vogliono bene e che le dimostrano che non verrà più abbandonata. Per tutti l'abbandono è causa di sofferenza, immagini per queste persone che percepiscono un costante senso di vuoto interiore!
Mi auguro con tutto il cuore che R. incontri persone competenti che la riescano ad aiutare e persone che comprendano la sua situazione e le vogliano bene.
Grazie della sua lettera:, fa comprendere i motivo per cui abbiamo scritto questo libro. Io e Cassandra ci siamo dette: se riusciamo anche solo ad aiutare una persona il nostro obiettivo è raggiunto! Far capire e conoscere il Disturbo Borderline, far sentire le persone che ne soffrono meno sole raccontando una storia "vera" (mosaico di tante storie vissute), far capire la sofferenza che provano e dare un messaggio di speranza. Infatti, se seguiti adeguatamente, con un percorso specialistico ad hoc, si migliora e si può vivere una vita migliore!
Dott.ssa Carlotta Bocchi

lunedì 21 maggio 2012



Salone Internazionale del Libro
Torino
12 Maggio 2012

mercoledì 18 aprile 2012

  • Dialogo tra alcune lettrici e la Dott.ssa Bocchi

    E finalmente...se ne parla ancora troppo poco, troppa è la vergogna...

    11 aprile alle ore 8.37 · Non mi piace più · 1

  • Io mi taglio-Diario di una borderline Grazie E...è proprio vero...una persona non si vergogna se ha un disturbo fisico, ma si vergogna se ha un disturbo psicologico...come se fosse colpa loro...

    11 aprile alle ore 12.25 · Mi piace · 1

  • E‎...ne so qualcosa...ora non mi faccio problemi ma sentirsi quegli sguardi interrogativi e disgustati addosso...sentirsi dire dalla propria MADRE "per favore quando esci con me mettiti le maniche lunghe..."

    11 aprile alle ore 13.15 · Mi piace · 2

  • Io mi taglio-Diario di una borderline Piccina...mi spiace tantissimo...vorremmo che questo libro servisse anche ai genitori...per capire la sofferenza che ci sta sotto...ti sono vicina!!!

    12 aprile alle ore 7.46 · Mi piace · 1

  • Sono Il Nulla Anche con mia madre è così mi guarda male e mi dice 'copriteli! Io non ti ho fatta così! Guarda li che schifo, mi fai vergognare così' ma così mi fa solo stare ancora più di merda facendomi venire ancora più voglia di punirmi..di infliggermi dolore provocandomi piacere..

    9 ore fa · Mi piace

  • Io mi taglio-Diario di una borderline Hai letto il libro? Tua madre sarebbe disposta a leggerlo? Sarebbe importante....

    2 ore fa · Mi piace

  • Io mi taglio-Diario di una borderline Posso mettere il vostro nostro dialogo sul mio blog?

    2 ore fa · Mi piace · 1

  • E per me si, mettilo pure!Beh...io non voglio difendere mia madre ma capisco che una reazione di rabbia possa essere dettata dal senso di impotenza...dal non saper affrontare il problema

    circa un'ora fa · Mi piace

  • A quando all'amore si miscela il dolore, il minestrone che ne esce può essere indigesto...comprensibilissimo! Ti voglio bene E!

    circa un'ora fa · Mi piace · 1

  • E anche io...lo sai, vero? ;-)

    circa un'ora fa · Mi piace · 1

  • A

    e poi....tagliarsi, drogarsi, bere, vomitare, non mangiare...tutte espressioni di un malessere, dell'autolesionismo, un grido di aiuto in alcuni casi più udibile e visibile, in altri nascosto, ma sempre la stessa espressione! Io non sono di...Visualizza altro

    circa un'ora fa · Mi piace · 1

  • A lo so cucciola! lo so!

    circa un'ora fa · Mi piace

  • E ora vi faccio sorridere...estate scorsa, dopo anni riuscivo ad andare in giro senza maniche...con "molto tatto" in un negozio una tipa mi chiede "Cheti sei fatta sul braccio?"Io, imperturbabile..."Non trovavo un posacenere!"Beh, l'ho basita!

    circa un'ora fa · Mi piace · 1